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Miseria e nobiltà

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L’uso del dialetto nella società italiana,  tra istinto espressivo e creatività linguistica di Paolo Brondi Cultura italiana e uso del dialetto. Si deve a Benedetto Croce la distinzione fra dialetto spontaneo e dialetto riflesso: da una parte il dialetto è usato senza coscienza, dall'altra è usato per fini particolari pur avendo ben presente la lingua letteraria. Antonio Gramsci attribuisce al dialetto un duplice limite, quello della emarginazione linguistica e quello della emarginazione sociale, e si batte per l'unificazione linguistica e per l'insegnamento della grammatica.

Una sera, in un caffè di Torino

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Racconto di Vespina Fortuna A Torino, d’estate, quando fa caldo, fa caldo davvero. L’umidità s’infila nel collo, sotto le maniche della camicia, sotto il cappello, nel naso, in bocca, ti bagna la fronte e dà arsura alla gola. Era un giorno così, quando camminavo per le vie umide e scivolose, cercando un inutile refrigerio nei portici che le costeggiano. Erano le nove di sera, il pallido sole se n’era già andato, sconfitto dagli impenetrabili strati di afa. Le gialle luci dei lampioni avevano intorno un alone dorato e si riflettevano sulla strada.

Oltre l’ombra lunga delle ideologie

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di Paolo Brondi (Destini letterari al tramonto delle ideologie) Il nostro paese è teatro di tante storie su cui frequentemente aleggia l’ombra che, in questi ultimi anni e oggi ancor più, si è pure confusa con il corpo del vivere sociale, culturale, politico. Ma forse è l’ombra, più che il sole, a far meglio risaltare il nascosto. Quando il sole che abbaglia invade le cose e le persone anche le nasconde sotto il suo chiarore. Migliore l’ombra dunque che aguzza la vista e fa percepire anche l’opposto al vero. Vere e solari erano, infatti, le parole di Italo Calvino, tese a difendere i valori della letteratura, insegnati a mo’ di categorie perenni, nelle sue Lezioni americane (1988) con il nome di “leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza”.

Il dialetto al tempo dei "media"

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di Paolo Brondi Dualistica è la cultura italiana per tante ragioni e naturalmente anche per l’uso e il destino del dialetto. Si deve a Croce la distinzione fra dialetto spontaneo e dialetto riflesso: da una parte il dialetto è usato senza coscienza della sua dialetticità, dall’altra è usato per fini particolari in specie da chi ha ben presente la nozione di lingua letteraria. Un giudizio che non ammette repliche è quello di Gramsci che attribuisce al dialetto un duplice limite, quello della emarginazione linguistica e quello della emarginazione sociale, e si batte per l’unificazione linguistica e per l’insegnamento della grammatica. Il fascismo esaspera il giudizio sui dialetti, predicando che i dialetti denunciano miserie e arretratezze, inconciliabili con le vocazioni imperiali di cui il nazionalismo fascista si faceva bandiera.