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venerdì 11 settembre 2015

Josephine Hart: perdersi

di Marina Zinzani

(Leggendo Josephine Hart, Il danno, Feltrinelli, 1999)

Di mattina presto c’è un altro sguardo. L’aria è fresca, piena di ossigeno, c’è un po’ di tempo, minuti,  che possono diventare propri. Solo per noi.
Il piacere sottile del caffè si accompagna al silenzio, magari al buio là fuori. E’ un momento unico, a saperlo riconoscere, perché sembra che ci sia un altro essere, dentro di noi, che emerge, libero, puerile, leggero. Prima del giorno, prima di fare, prima di essere qualcuno.

Josephine Hart nel suo libro “Il danno” ci prende per mano e ci fa vedere quella parte del mattino, senza definizioni, identità. Parla di quell’essere sconosciuto dentro di noi che emerge ogni tanto.  E’ un viaggio attraverso i sensi,  l’esplosione di  un’emozionalità che mette tutto in discussione: ciò che c’era prima, il passato, il presente. L’essere che si risveglia, e ogni cosa non è più come prima. Libero, libero come in certi minuti del mattino.
E’ un viaggio struggente, inquietante, realizzazione di una parte segreta di sé che vive qualcosa oltre ogni convenzione, ragionamento,  morale, fino a perdersi. La passione che diventa alito di vita, essenza necessaria per vivere.  Il proprio essere segreto, quello dell’alba, che crede di trovare un proprio simile.
Sembra di annusare il profumo di un fiore, fra le pagine del libro. Il profumo di un fiore di cui non si ricorda il nome. Un fiore misterioso che raccolto è diventato un fiore appassito.

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