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La luce oltre il buio

di Marina Zinzani

Candido è il filo di perle sul collo
bellezza gentile 
che si accompagna
ad un giorno felice
luce che si posa sul viso
di una donna raffinata.
Ha una storia
quel filo di perle

mercoledì 30 dicembre 2015

Uomo dal popolo

di Giovanna Vannini

Papa Francesco, un “Uomo del popolo preso in carico da Dio”. Così mi piace definirlo. Mai avrei immaginato di ritrovarmi a scrivere di un Papa. Mi ci hanno spinto i suoi modi casarecci, il suo andare in tonaca bianca sprovvisto di orpelli a zonzo tra la gente, dispensando abbracci non da Papa, appoggiando sulle ginocchia, come un nonno, ogni infante che trotterellando gliene faccia richiesta,

martedì 29 dicembre 2015

Colori di Sardegna

(Vignola, Sardegna)
(Vignola, Sardegna)

Mendicante a piazza San Babila

di Paolo Brondi
Tratto da La vita spezzata

(ap) Possono essere molti i motivi di una vita spezzata. La povertà e la disoccupazione, l’infelicità e la perdita della speranza, la paura della vita. Molte strade senza uscita di sicurezza, con la certezza di una frammentazione dell’esistenza. Alla ricerca di un aiuto dal prossimo sempre più lontano, come mendicante.

lunedì 28 dicembre 2015

Da uno scoglio

di Marina Zinzani

Guardare tutto da uno scoglio
velieri all’orizzonte
flutti che si infrangono sulla roccia
il mare in burrasca
il vento freddo.
Raccogliersi
restare immobili
diventare scoglio

domenica 27 dicembre 2015

Magie nelle parole

di Marina Zinzani

Le parole sono mani invisibili
celate nei libri
nelle persone
aiutano talvolta a portare pesi
a sentirci simili a qualcuno
a sentirci meno soli.
Hanno chiavi, le parole
che sanno aprire porte segrete
che fanno intravedere luci.
Ma più delle parole
è ciò che viene dopo, che conta:
il silenzio
il pensiero
l’incontro con la propria anima.

sabato 26 dicembre 2015

Certe giornate

di Giovanna Vannini

Quante lacrime gli solcavano le guance in certe giornate. Ogni pretesto era buono perché queste potessero trovare sfogo, rovesciandosi copiose al di fuori di lui. Non le poteva fermare, non le poteva scacciare, facevano quello che dovevano e lui con loro. Faticoso era il mattino, il riprender confidenza con il mondo.

venerdì 25 dicembre 2015

L’argilla della storia

di Paolo Brondi

Siamo spettatori di una tracotanza dilagante, da tempo, fino a farsi terrorismo, restringendo le opinioni e le scelte entro isole di egoismo e di viltà. Assistiamo ogni giorno alla diffusa insistenza dei media sulle particolarità degli individui, sulle variabili del carattere, sul fondo dei loro motivi, che, mentre risponde ai desiderio di informazione di ogni cittadino, non esclude il rischio di far affondare nell’argilla del divenire una diversa storia: quella che insegni, che spieghi più a fondo, le ragioni della svolta delinquenziale e terroristica di questo scorcio di nuovo millennio.

giovedì 24 dicembre 2015

In viaggio verso Est

Un commento a Barbone, come tra foglie d’autunno (P. Brondi, PL, 4/12/15)

Chi è il barbone tra foglie d'autunno, protagonista dell'omonimo racconto di Paolo Brondi che, immerso nel chiuso dell'io, serrato nel suo guscio, impenetrabile come una monade, all'improvviso si apre ad un soliloquio che, solo nell' incontro casuale con l'altro da sé, si trasforma in colloquio, esce dal suo tempo assoluto e si misura col tempo dell’altro?

mercoledì 23 dicembre 2015

Ninna nanna

di Marina Zinzani

Ninna nanna
ninna nanna
la madre guarda il suo bambino
è lungo la strada dei sogni colorati
ninna nanna
amore mio
incontrerai le fate
gli gnomi

sabato 19 dicembre 2015

Il regista dimenticato

di Pietro Pancamo

Esitò, quando il meteo tacque. L’occasione era propizia –si rese conto, spegnendo la radio–, ma la forza per attuare il “piano” (peraltro già studiato e preparato da tempo) tardò a presentarsi, lì per lì. L’anima non s’atteggiava all’ardimento, per dirla col poeta.

domenica 13 dicembre 2015

Quel senso del Natale che ci identifica


(ap) Una sala ricca di festoni colorati. Il bagliore delle candele accese. Lo scintillio delle palle dorate riflesso sul verde dei rami di abete. Le statuine dei personaggi intorno alla mangiatoia di una povera capanna. I pastori, provenienti dalle lontane montagne e in cammino da giorni in cerca di una luce. Le grida allegre dei bambini di fronte allo sfavillio dei dolci e alla serenità ritrovata degli adulti. Non uno stanco rituale di fine anno, da dimenticare al più presto, smaltita la frenesia del falso riposo, ma una festa in cui, anche per chi non è credente, è prezioso il regalo reciproco di pensieri fraterni, nel ricordo delle proprie radici, di ciò che ci ha formato come persone e ha costruito la nostra storia.

sabato 12 dicembre 2015

Ruote per lo sguardo

di Marina Zinzani
Dedicato a chi vede il mondo da una sedia a rotelle

Ruote mosse dalle mani
sguardo curioso
respiro e vita
ruote
e passi con la mente
sentire.

giovedì 10 dicembre 2015

Donna

di Marina Zinzani

Piccole storie
di gente comune
luci e ombre
dentro le case
pasti freddi
e piatti fumanti
panni da stirare
e silenzi in cucina
donna che guarda da un vetro
fragilità e dubbi
donna con le borse al mercato

martedì 8 dicembre 2015

La memoria nelle parole del viandante

di Cristina Podestà
Un commento a Barbone, come tra foglie d’autunno (P. Brondi, PL, 4/12/15)

Scorrendo il testo la prima immagine che mi è venuta alla mente è stata quella di un contemporaneo nuovo Dante, perduto nella buia selva a causa del sonno della ragione. Ed infatti, anche qui, al suo fianco, si concretizza silenziosa una guida che aiuta Giorgio a capire la necessità di superare le aporie del mondo per suggerire una serena accettazione del sé.

domenica 6 dicembre 2015

Disciolti nel pianto quei ricordi

di Valeria Giovannini

Certi ricordi restano appiccicati addosso come cicatrici. Basta sfiorarli in superficie per avere un sussulto. E ricominciano a sanguinare.

Rosa antico a rattoppare
pezzi di dolore
rabbia gelata
per scale di sangue
porta serrata
a strapparti dall'amore
disciolto nel pianto.
Non mi avevi scordata.

venerdì 4 dicembre 2015

Barbone, come tra foglie d'autunno

di Paolo Brondi

Era così compreso nel travaglio della sua maligna sorte e nelle sue intime figurazioni che non si era accorto della presenza accanto a sé di una strana figura di uomo. Era sopraggiunto in silenzio e si era seduto accanto a lui tutto immerso nel chiuso dell’Io. Vestito di cenci, capelli tutti arruffati e lunghi, barba folta e ispida, solo negli occhi, di un blu intenso e profondo, estremamente mobili e vivi, tradiva questa sua veste di barbone. Cominciò a parlare, come in un soliloquio, in realtà rivolto all’occasionato compagno di solitudine, dicendo: “E’ bello tuffarsi nel mare sterminato dell’avventura umana per abbracciare le onde confuse del fondo... cogliervi il fluttuare di mille destini ed intesserne poi i disegni nella propria immensa tela....”.

giovedì 3 dicembre 2015

Un capogiro

di Giovanna Vannini

Dobbiamo tenerci stretti. Allontanarsi rende fragili, mette distanza d’animo, vento tra i corpi, freddo nelle mani. Con il buio la stanchezza. La testa macina pensieri dal risveglio prosegue fino al sonno. Inutile provare a fermarne il moto. Assecondare, condividere, starci dentro. Ci appartiene. Un capogiro a cena consumata, un vuoto allo stomaco come se non fosse sazio. Una bevanda che rinfranchi, qualcosa di dolce che coccoli. Da giorni piedi freddi nelle scarpe, occhi meno in colore, meno espressivi. “...e sabato è domani…” dice una canzone del mio tempo. Giornate lunghe di chilometri in macchina, di faccende da evadere per forza. Vorrei ridere, illuminarmi in volto, lasciarmi andare in volo…