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mercoledì 28 settembre 2016

Non solo crisi dei valori

di Paolo Brondi
(Il confronto con la realtà suggerisce molteplici chiavi di lettura del disagio sociale)

Ricorrente e facile è l’attribuzione alla crisi dei valori della causa di ogni accadimento drammatico, come violenza domestica, omicidio, suicidio, uso di droghe. Piuttosto, il significato dei valori, spogliato nel tempo di ogni senso metafisico e di una realtà puramente biologica o naturale, si riduce oggi ad un processo che parte dalla soggettività, individuale o collettiva il cui pensiero cerca di conferire valore alla realtà con adeguati strumenti a disposizione.
Ne deriva che l’ipotesi della genesi valoriale si verifica per la presenza o meno di tali strumenti.
Si possono esemplificare le linee di tale processo attraverso alcuni vissuti. Si pensi a tutti quelli che, passando da un’infanzia, spesso deprivata di affetti, in famiglie patologiche, a una maturità, fatta di nuovi interessi e di nuove responsabilità, s’imbattono in una società che, mentre offre tutta una pluralità di stimoli, appare invece avara o incapace di concrete possibilità di vederli realizzati. O a tutti quelli che sperimentano il “naufragio della presenza” (cfr. Ernesto De Martino, Dalla crisi della presenza alla comunità umana, Napoli, Liguori, 1987),  per una presenza traumatizzata, angosciata, incapace di elevarsi a protagonista, nel reale, della sua stessa esistenza.
E’ evidente che in questi casi estremi e similari le coscienze maturano un simbolismo negativo, dovuto alla carenza della transazione, di cui parlava Dewey (John Dewey, Conoscenza e transazione, La nuova Italia, 1999), ovvero della capacità di inserirsi consapevolmente e oggettivamente nella situazione esistenziale, pur problematica, o nel mondo della vita (Husserl). Questi e tanti altri, perduto la loro battaglia nella vita, si esprimono nel delirio di onnipotenza, nel chiuso di un’esperienza autistica o nella demenza, ma anche nei fondamentalismi e integralismi, che danno luogo a sanguinosi e spietati conflitti.
Opposta è l’esperienza simbolica che, sublimando eventi, cose e persone, produce, immagini della cultura che danno senso e valore agli individui, mediante morale, arte, miti, leggende, religione e poesia. E’ l’esperienza di chi per sorte è più fortunato e riesce a maturare un ethos del trascendimento (De Martino), impegnando sia il pensiero che le azioni, nel superamento dei limiti storici di una società angusta e paralizzante, per accedere, attraverso intuizioni simboliche creative e vive, a nuovi orizzonti morali e sociali. 

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