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sabato 25 febbraio 2017

Il dottore, dov’è?

Li chiamano “furbetti del cartellino”, la società che ha perso il senso della dignità

di Marina Zinzani

Dov’è il dottore? Deve passare stamattina, hanno detto. Non è passato neanche ieri, dovevo parlargli. Passerà, vedrai, fra poco comincia il giro dei medici.
Non è passato neanche oggi, non si è visto proprio. Sarà malato? Non hanno detto che è in malattia, quindi deve esserci, da qualche parte. Io avevo bisogno di parlargli, è giorni che aspetto. Non c’è nessuno con cui parlare, in quest’ospedale? Si passano la palla l’uno con l’altro, questo non c’è, l’altro è via, l’altro arriverà, e non si vede nessuno. E’ un ospedale, questo?
Il medico magari fa lo chef, magari è andato a fare shopping, o una partita a tennis. Certo risulta presente, il cartellino l’ha timbrato, come tutti i giorni.
Si gira nel letto il malato, sempre più sconsolato. Qualcosa non funziona, in quest’ospedale, pensa. Altra angoscia che si accumula alle sue preoccupazioni di salute. Quando l’ospedale non è più la soluzione possibile ad un problema, e suggerisce alcune orrende parole, disinteresse, menefreghismo, immoralità.

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