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martedì 28 marzo 2017

Un altro giorno

Porridge: il gusto di una “pappina”, che richiama un altro stile di vita

di Marina Zinzani

Ho un’amica benestante, potrei dire di buona famiglia. Siamo amiche da tempo, pur venendo da realtà diverse. E’ tornata in Italia pochi giorni fa, entusiasta della sua nuova vita all’estero, e degli studi che sta facendo. Vive da qualche tempo a Londra.
Mi ha spiegato con fervore cosa significhi vivere in quella città, gli occhi le brillavano. Tutto quello che mi ha raccontato l’ho sentito come una giostra di parole: gli studi, il lavoro che le si prospetta, e poi la vita sociale, i pub, i locali, le ultime novità che arrivano sempre lì prima che da altre parti, lo shopping, gli amici che ha, praticamente di tutto il mondo. Io sono restata a sentire, sorridendo.
Ma la mia realtà è diversa. Non ho un padre che può permettersi la vita che fa lei. Non ho un futuro più o meno assicurato, con le conoscenze di famiglia che la inseriranno certamente, senza fatica, in un posto importante.
Io ho finito i miei studi da un anno, e mi trovo tutte le porte chiuse in faccia. Non credevo fosse così difficile trovare lavoro, per un giovane laureato. Poi c’è la crisi, parola universale che attraversa ogni discorso nel mondo dell’occupazione, e in nome di questa crisi è difficile chiedere, pretendere, soprattutto trovare un lavoro decente. Per me, almeno.
La mia amica a Londra fa colazione col porridge, mi ha detto che è buonissimo. L’idea di quella pappina non mi ha entusiasmato: il mio modesto cappuccino con qualche biscotto mi basta, la mattina.
Ma qualche giorno fa... Ero dal parrucchiere, e in un giornale mi è capitato di vedere una foto con il porridge. L’aspetto era invitante, i frutti di bosco rendevano il piatto colorato ed interessante. Però ho continuato a sfogliare il giornale, non soffermandomi oltre.
Ma poi, al supermercato… Una donna maldestra fa cadere un sacchetto d’avena dagli scaffali. Avena, avena, quella del porridge... E allora l’ho presa, non so perché. Si fanno tanti piatti con l’avena.
Piano piano, a casa, seguendo le indicazioni del web, è nato il mio porridge. Ho messo l’avena a bagno nell’acqua per un po’, poi l’ho messa sul fuoco con del latte, e dopo qualche minuto l’ho tolta. Ho aggiunto poi frutta, tanta frutta colorata. Poi noci, mandorle, miele. Una bontà!
Ho fatto una scoperta: con questo piatto si può fare una colazione diversa, la base è la stessa, ma può cambiare tutto, in base a quello che ci si mette sopra. Ogni giorno può essere diverso.
Ho chiamato la mia amica, per dirle che anch’io l’ho provato il porridge, e che la capisco ora! Allora lei mi ha elencato tutte le possibili varianti. Mi ha segnalato un sito inglese pieno di ricette. Mi sono vergognata per averla invidiata, lei e la sua vita a Londra.
Io ho la mia. Arriverà anche per me un lavoro, qui in Italia. Arriverà, andando incontro ai giorni, alle possibilità.

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