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venerdì 10 marzo 2017

Il fiato delle farfalle

Il futuro? Comincia “aggrappandosi ad una foglia  che volteggia”

di Paolo Brondi

Cos'è il futuro, qual è il mio futuro? Molti si pongono questa domanda, e maggiore ancora è il numero di chi la rumina dentro senza parola, oggi che la crisi non è superata, ma ancora stende le sue ali, spesso funeste.
Quali aiuti portare ai tanti che soffrono, se non l'esortazione a cercare la via del sapere: se non c'è trasformazione, né trascendenza allora, come scriveva William Shakespeare (Macbeth, atto V, scena 5), «la vita non è che ombra che cammina», continua a muoversi, ma è sempre ombra.
Ma una nuova luce, una imprevista gioia, è sempre possibile, con la spinta a  coltivare la speranza, la forza di disegnare piani che superano il presente. «Le farfalle amano lanciarsi nell'aria e poi essere catturate dal vento e dondolare, spinte avanti un po' "sbattute”».
Fingono di essere spaventate, osservava Katherine Mansfield, nel suo Epistolario (Il Saggiatore, Milano, 1976): «Si aggrappano ad una foglia il più a lungo possibile e poi - prendendo un lungo fiato da farfalla, salgono in alto, volteggiano lontano rabbrividendo di gioia e di piacere».

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