Il futuro? Comincia “aggrappandosi ad una foglia che volteggia”
di Paolo Brondi
Cos'è il futuro, qual è il mio futuro? Molti si
pongono questa domanda, e maggiore ancora è il numero di chi la rumina dentro senza
parola, oggi che la crisi non è superata, ma ancora stende le sue ali, spesso
funeste.
Quali aiuti portare ai tanti che soffrono, se non
l'esortazione a cercare la via del sapere: se non c'è trasformazione, né
trascendenza allora, come scriveva William Shakespeare (Macbeth, atto V, scena
5), «la vita non è che ombra che cammina», continua a muoversi, ma è
sempre ombra.
Ma una nuova luce, una imprevista gioia, è sempre
possibile, con la spinta a coltivare la
speranza, la forza di disegnare piani che superano il presente. «Le farfalle amano lanciarsi
nell'aria e poi essere catturate dal vento e dondolare, spinte avanti un po'
"sbattute”».
Fingono di essere spaventate, osservava Katherine
Mansfield, nel suo Epistolario (Il
Saggiatore, Milano, 1976): «Si aggrappano ad una foglia
il più a lungo possibile e poi - prendendo un lungo fiato da farfalla, salgono
in alto, volteggiano lontano rabbrividendo di gioia e di piacere».
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