L’artista: poche parole, solo un gioco di immaginazione
di
Paolo Brondi
Michelangelo,
nella Cappella Sistina, nel rappresentare la creazione, raffigura la sapienza
come un giovane meraviglioso e armonioso che sta giocando nell’atelier immenso
del cosmo. E’ un gioco puro, disinteressato: l’artista quando sta creando si
diverte infinitamente, trascende le sue miserie, perde la sua sofferenza
fisica.
E’
vero quello che diceva Blaise Pascal: “Anche con il più disperato dolore di
denti, quando il pensiero avvolge la mente nella creazione, tu riesci a superare
la sofferenza, sei veramente capace di passare oltre la radice delle cose”.
Scendendo nel particolare e nel sottile, Immanuel Kant, nella Critica del Giudizio, distingue tra il gioco dell’oratore e quello del poeta: ”L’oratore dà qualche cosa che non aveva promesso, cioè un gioco piacevole dell’immaginazione; ma egli toglie anche qualcosa a ciò che aveva promesso. Il poeta, al contrario, promette poco e annunzia un semplice gioco d’idee, mentre poi fornisce qualche cosa degna di seria occupazione, con l’alimentare, giocando, l’intelletto e ravvivarne i concetti con l’immaginazione. Per conseguenza, il primo mantiene, in fondo, meno di quello che promette e il secondo più”.
Scendendo nel particolare e nel sottile, Immanuel Kant, nella Critica del Giudizio, distingue tra il gioco dell’oratore e quello del poeta: ”L’oratore dà qualche cosa che non aveva promesso, cioè un gioco piacevole dell’immaginazione; ma egli toglie anche qualcosa a ciò che aveva promesso. Il poeta, al contrario, promette poco e annunzia un semplice gioco d’idee, mentre poi fornisce qualche cosa degna di seria occupazione, con l’alimentare, giocando, l’intelletto e ravvivarne i concetti con l’immaginazione. Per conseguenza, il primo mantiene, in fondo, meno di quello che promette e il secondo più”.
Nessun commento:
Posta un commento