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martedì 4 luglio 2017

Troppo tardi

Violenze domestiche, storie di silenzi e di rabbia: la risposta che sembra mancare

di Marina Zinzani

Marianna aveva denunciato molte volte il marito violento. L’hanno trovata in un parcheggio, massacrata con trenta coltellate. E’ stato proprio lui. Nessuno si era mosso per proteggerla.
Lorenza era andata dieci volte dai carabinieri. “Quello mi ammazzerà” aveva gridato. Un giorno i vicini hanno sentito una forte lite e dei rumori, poi silenzio, poi lui è sceso in strada pieno di sangue. Lei non ce l’ha fatta. Inascoltata. Come se avesse predetto la propria morte.
Silvia aveva lasciato un fidanzato violento e voleva riappropriarsi della propria vita. Era spaventata per le sue continue telefonate, per trovarselo fuori dal lavoro o sotto casa la sera. Aveva fatto delle denunce. “Tu denuncialo, vedrai che smette” l’aveva consigliata un’amica. Non denuncerà più ora, non c’è n’è più bisogno. Lui si era preso anche la pistola, un colpo ed è finito tutto.
Si potrebbe continuare ancora. Storie inventate o vere, possono cambiare i nomi, i pochi dettagli. L’essenza rimane. Denunce inascoltate, disperazione che cresce in queste donne che intuiscono, ben intuiscono la pericolosità di un uomo, e richiedono di essere protette.
Ciò che succede dopo pone sempre le stesse domande: chi ci difende? Non si poteva prevedere, dicono le forze dell’ordine, non si possono proteggere tutte le donne minacciate. E quindi? A questo punto ci si chiede perché denunciare se non accade nulla, se non c’è la minima tutela.
Resta il disorientamento e la rabbia, la sensazione di superficialità, l’inadeguatezza di leggi e di mezzi. Restano le vittime, di cui ci si occupa solo quando è troppo tardi.
Sulla follia di alcuni uomini, a cui si assiste ogni giorno, sembra ci sia poco da fare. Cultura, rispetto e un’umanità perduta: pezzi volati via da qualche parte, non si sa dove, non si sa quando.

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