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sabato 18 novembre 2017

Una casa vuota

L'attesa (1918) di Felice Casorati
L’attesa ha molti significati,  mescola speranza e paura

di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)

Casa vuota, e attesa.
Attesa di un figlio, cambiato dalla sua nuova vita, si è sposato. Io sono la madre, mi sento improvvisamente sola, la sindrome del nido vuoto, forse.
Casa vuota e attesa.
Attesa che lui torni, il suo cuore torni, il suo cuore è altrove, lo sento. Sento l’amarezza e l’inquietudine dei suoi silenzi, qui in casa.
Casa vuota e attesa.
Attesa di un segno, che Dio torni a parlarmi, io, con la mia tunica da prete, e il silenzio che è calato su ogni mio giorno.
Casa vuota e attesa.
Attesa di riprendere il cammino, attesa di un sorriso che spazzi via tutto, più forte di ogni altra cosa.

(ap) Le palpebre socchiuse, il viso reclinato, le braccia conserte. La donna, dipinta da Felice Casorati ne L’attesa (1918), è accanto alla tavola apparecchiata, in un momento di stanchezza, di pausa. Tutto è pronto, mancano solo gli ospiti che tardano ad arrivare. L’attesa si prolunga oltre misura, la donna avvicina persino una delle scodelle al suo sedile accanto alla tavola.
Sullo sfondo si intravede una via di uscita, un passaggio ad un altro luogo, mentre tutto il disegno a scacchiera sul pavimento sembra condurre lo sguardo dell’osservatore proprio in quella direzione di fuga. Un altrove sconosciuto, che però può alimentare la speranza raccolta e silenziosa di questa donna.
L’attesa è comunque mistero, è fatta di quella sospensione dello spirito in cui timore e speranza si alternano senza soluzione di continuità. Non si smette mai di sperare, ma accade di temere il peggio: il futuro è oscuro e anche minaccioso. Il destino di ognuno può essere racchiuso in quegli attimi incerti e misteriosi che precedono gli eventi della nostra vita.

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