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venerdì 26 gennaio 2018

La fretta, serve davvero?

Tutto ci spinge ad essere frenetici: riesce difficile capire l’importanza di fermarsi. Per leggere un libro

di Cristina Podestà 
(Commento a Il ballo di San Vito, PL, 23/1/18)

Il ballo di san Vito lo balliamo davvero ogni giorno. Il tempo è una dimensione della continuità di eventi in successione e, forse, passato presente e futuro sono, come diceva Albert Einstein, "una illusione ostinatamente persistente".
Eppure tutti noi "quantizziamo" il nostro tempo in minuti, ore, giorni, mesi, anni, e l'orologio, che mai segnerà l'attimo presente e fuggente, scandisce il ritmo della nostra vita.
Tuttavia questo tempo fugge inesorabilmente e troppo rapidamente, soprattutto oggi che siamo attivi, superattivi, ipercinetici a causa di una fretta che ci viene imposta da chissà chi. Bisogna laurearsi presto, trovare lavoro subito, correre verso la stabilità di una famiglia o verso la carriera.
E' necessario proiettarsi fuori, non fermarsi mai a riflettere, a capirsi, a conoscersi, ad andare d'accordo con se stessi, a fare pace con i propri bisogni di pausa e di malinconico raccoglimento.
I giorni si inanellano uno nell'altro, privi di personalità e di personalizzazione; la lettura, di conseguenza, resta adatta a pochi soltanto, per lo più anziani, che non hanno più nulla da fare.
I libri? Obsoleti, sorpassati, medievali. La letteratura e la poesia? Inutili, a che possono servire oramai?
Eppure la vita dovrà pur tornare ad una dimensione vera. All'essenziale. Denaro, potere, sesso, divertimento, successo dovranno nuovamente lasciare il posto a qualcosa di più solido e strutturato, all'esigenza di gestire la propria vita, alla ricostruzione del sé, o l'uomo è destinato ad una fine devastante. 

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