Tutto
ci spinge ad essere frenetici: riesce difficile capire l’importanza
di fermarsi. Per leggere un libro
di
Cristina Podestà
(Commento a Il ballo di San Vito, PL, 23/1/18)
Il
ballo di san Vito lo balliamo davvero ogni giorno. Il tempo è una dimensione
della continuità di eventi in successione e, forse, passato presente e futuro
sono, come diceva Albert Einstein, "una illusione ostinatamente
persistente".
Eppure
tutti noi "quantizziamo" il nostro tempo in minuti, ore, giorni,
mesi, anni, e l'orologio, che mai segnerà l'attimo presente e fuggente,
scandisce il ritmo della nostra vita.
Tuttavia
questo tempo fugge inesorabilmente e troppo rapidamente, soprattutto oggi che
siamo attivi, superattivi, ipercinetici a causa di una fretta che ci viene
imposta da chissà chi. Bisogna laurearsi presto, trovare lavoro subito, correre
verso la stabilità di una famiglia o verso la carriera.
E'
necessario proiettarsi fuori, non fermarsi mai a riflettere, a capirsi, a
conoscersi, ad andare d'accordo con se stessi, a fare pace con i propri bisogni
di pausa e di malinconico raccoglimento.
I giorni si inanellano uno nell'altro, privi di personalità e di personalizzazione; la lettura, di conseguenza, resta adatta a pochi soltanto, per lo più anziani, che non hanno più nulla da fare.
I giorni si inanellano uno nell'altro, privi di personalità e di personalizzazione; la lettura, di conseguenza, resta adatta a pochi soltanto, per lo più anziani, che non hanno più nulla da fare.
I
libri? Obsoleti, sorpassati, medievali. La letteratura e la poesia? Inutili, a
che possono servire oramai?
Eppure la vita dovrà pur tornare
ad una dimensione vera. All'essenziale. Denaro, potere, sesso, divertimento,
successo dovranno nuovamente lasciare il posto a qualcosa di più solido e
strutturato, all'esigenza di gestire la propria vita, alla ricostruzione del
sé, o l'uomo è destinato ad una fine devastante.
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