Il canal Grande, di C. Monet |
Le ore della giornata che predispongono all’ascolto
Racconto
di Giovanna Vannini
Quando il giorno si abbandona alla sera, il crepuscolo la sua va a dire.
Non son mai le solite frasi, gli stessi pensieri, cambia il ritmo, l’intensità
di come vengono detti.
Dipende dall’aria che spira, dal colore che primeggia, da quell’andamento lento o allegretto che ha marcato la giornata già in remoto.
Dipende dall’aria che spira, dal colore che primeggia, da quell’andamento lento o allegretto che ha marcato la giornata già in remoto.
E’ così che il tramonto s’annuncia, con le nuvole d’acqua in agguato,
con le bianche d’afa a punteggiarne la sera in calura, con le stelle ancora
fievoli e la luna prossima, sotto un cielo terso da disegno di fanciullo.
La tavolozza è in fremito. L’arancio scalpita, il giallo sotto spinge,
mentre il rosso si batte per dircela tutta...
Il sole?... Il sole sempre reggia! Che sia in pallore o in foco, striato
di nero o di una tinta indefinita e indefinibile che nemmeno il pittore gli dà
nome.
Noi mortali non si può che a ogni mossa di natura sovrana soccombere,
predisporre l’occhio alla visione e l’anima all’ascolto. Le emozioni comandano.
Per chi le vuol sentire, per chi se ne vuol nutrire.
Ma c’è chi ignora, perché la voglia e il tempo di imbattersi in quelle
forte impaurisce. Il tramonto inevitabilmente avviene. Si ferma in
ogni data ma ad ogni novella alba riconduce. Così sempre, così sia.
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