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giovedì 16 agosto 2018

Elisabeth Taylor

La passione oltre il limite

di Marina Zinzani

Viso ovale e occhi viola. Un talento naturale, mostrato da bambina in “Torna a casa,  Lassie!”. Una bellezza unica, che incanta lo spettatore in film come “La gatta sul tetto che scotta”, “Il gigante”, “Venere in visone”.
La sua bellezza e le sue vicende personali hanno fatto spesso passare in secondo piano il suo talento (ha vinto due volte l’Oscar). Talento che ha retto anche film che non erano capolavori, come “Cleopatra”, che fu un flop ma che segnò l’incontro con Richard Burton.
L’attrice, che aveva già qualche matrimonio alle spalle, diventa da allora un personaggio da rotocalco, è un amore forte, quello con Burton, condensato di alcol e litigi furibondi, e riappacificazioni con suggello di preziosi diamanti. Tanto da riempire riviste dell’epoca, con tradimenti e riappacificazioni. Lui le scrive frasi piene d’amore  (“Non c’è vita senza di te ed io ho paura”).
Si lasciano, poi si risposano, ma non funziona. Liz è diventata leggenda che fa sorridere, è la cronaca rosa ormai il suo luogo, e quando si presenta alle feste, pur appesantita, con gioielli grandi come noci, in abbigliamento sontuoso,  ha sempre un alone solenne. Il volto è rimasto bello col tempo, gli occhi continuano ad essere magnetici.
Si fa ricoverare nel 1987 alla Clinica Betty Ford. “Il mio nome è Elisabeth. Sono drogata e alcolizzata”: così si presenta.  Ed inizia un percorso per uscire dal suo mondo caotico, e sembra per un po’ funzionare, anche perché ha al suo fianco un nuovo amore, incontrato proprio lì, in clinica, un muratore. Diventerà il suo ottavo marito.
Finisce anche questo matrimonio, un nulla di fatto, un compagno distante anni luce dal suo mondo dorato. Forse il suo grande amore fu Montgomery Clift, un amore impossibile perché lui era omosessuale, che non le ha impedito di essergli amica fino alla fine.
Così come fu amica di Rock Hudson. Dopo la rivelazione della sua malattia, l’Aids, molti lo abbandonarono. E’ emerso che Hudson chiese aiuto all’amico Ronald Reagan per una cura sperimentale, ma non ottenne risposta. Si dice che la moglie Nancy impedì di aiutarlo, per non creare un trattamento di favore e perché l’omosessualità di Hudson era un argomento scabroso.
Liz invece creò una fondazione per raccogliere fondi per combattere la malattia, che raccolse milioni di dollari. Restò vicina fino all’ultimo a lui, senza tentennamenti.
La sua salute instabile, incrinata già in giovane età da un infortunio in un film, l’ha sempre accompagnata, ha combattuto molto negli anni e alla fine il suo cuore non ce l’ha fatta.
Di lei rimangono pezzi di puzzle: forse l’ultima grande star di Hollywood, una vita di eccessi, di amori suggellati da matrimoni, di diamanti, di alcol, ma anche di grande recitazione, grande umanità e un grande cuore.

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