La passione oltre il
limite
di Marina Zinzani
Viso
ovale e occhi viola. Un talento naturale, mostrato da bambina in “Torna a casa,
Lassie!”. Una bellezza unica, che
incanta lo spettatore in film come “La gatta sul tetto che scotta”, “Il
gigante”, “Venere in visone”.
La
sua bellezza e le sue vicende personali hanno fatto spesso passare in secondo
piano il suo talento (ha vinto due volte l’Oscar). Talento che ha retto anche
film che non erano capolavori, come “Cleopatra”, che fu un flop ma che segnò
l’incontro con Richard Burton.
L’attrice,
che aveva già qualche matrimonio alle spalle, diventa da allora un personaggio
da rotocalco, è un amore forte, quello con Burton, condensato di alcol e litigi
furibondi, e riappacificazioni con suggello di preziosi diamanti. Tanto da
riempire riviste dell’epoca, con tradimenti e riappacificazioni. Lui le scrive
frasi piene d’amore (“Non c’è vita senza
di te ed io ho paura”).
Si
lasciano, poi si risposano, ma non funziona. Liz è diventata leggenda che fa
sorridere, è la cronaca rosa ormai il suo luogo, e quando si presenta alle
feste, pur appesantita, con gioielli grandi come noci, in abbigliamento sontuoso, ha sempre un alone solenne. Il volto è
rimasto bello col tempo, gli occhi continuano ad essere magnetici.
Si
fa ricoverare nel 1987 alla Clinica Betty Ford. “Il mio nome è Elisabeth. Sono
drogata e alcolizzata”: così si presenta.
Ed inizia un percorso per uscire dal suo mondo caotico, e sembra per un
po’ funzionare, anche perché ha al suo fianco un nuovo amore, incontrato proprio
lì, in clinica, un muratore. Diventerà il suo ottavo marito.
Finisce
anche questo matrimonio, un nulla di fatto, un compagno distante anni luce dal
suo mondo dorato. Forse il suo grande amore fu Montgomery Clift, un amore
impossibile perché lui era omosessuale, che non le ha impedito di essergli
amica fino alla fine.
Così
come fu amica di Rock Hudson. Dopo la rivelazione della sua malattia, l’Aids,
molti lo abbandonarono. E’ emerso che Hudson chiese aiuto all’amico Ronald
Reagan per una cura sperimentale, ma non ottenne risposta. Si dice che la
moglie Nancy impedì di aiutarlo, per non creare un trattamento di favore e
perché l’omosessualità di Hudson era un argomento scabroso.
Liz
invece creò una fondazione per raccogliere fondi per combattere la malattia, che
raccolse milioni di dollari. Restò vicina fino all’ultimo a lui, senza
tentennamenti.
La
sua salute instabile, incrinata già in giovane età da un infortunio in un film,
l’ha sempre accompagnata, ha combattuto molto negli anni e alla fine il suo
cuore non ce l’ha fatta.
Di
lei rimangono pezzi di puzzle: forse l’ultima grande star di Hollywood, una
vita di eccessi, di amori suggellati da matrimoni, di diamanti, di alcol, ma
anche di grande recitazione, grande umanità e un grande cuore.
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