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domenica 24 marzo 2019

Al tepore della sera

Il misterioso dondolio della vita, tra lucciole e cicale

di Paolo Brondi

Che strana vita, la vita di quell’uomo! Era importante e noto, ma si teneva in disparte: lontano dai traffici dei molti amori e di innumerevoli formali conoscenze. Donava tutto sé stesso alla funzione esercitata, con enorme rispetto dei suoi pazienti che lo attendevano, quotidianamente, nell’ospedale ove era primario.

Ma in quel pomeriggio, caldo e assolato, tardava a staccarsi dalla sua amaca gialla, ove si era assopito e si dondolava insieme al coro, lungo e bramoso, delle cicale, eguale a quello di tanti anni prima.
Allora, amava salire sugli alberi, a piedi nudi e gambe sciolte e, si divertiva a catturare, con fulminea sorpresa, le frementi cicale. Tacevano di colpo. Delicatamente, se le portava giù, per meglio osservarle, per accarezzarne la coda, in attesa di rinnovato canto. Rimaneva sempre deluso e la malinconia di un suono non più appagante lo spingeva a riappoggiare la cicala al tronco e, se non cantava, la riportava in alto, verso un poco più di azzurro.
La cicala, in questo turbinio di movimenti e mutamenti della sua naturalità, certo non riusciva subito a riporsi in sintonia con le compagne e se ne stava immobile e stranita, mentre lui già rispondeva ad altri impulsi. E veniva il momento della fionda: tendeva gli elastici prendendo di mira le lucertole immobili al sole su roventi pietre. Non le centrava, forse volutamente, pago di quel che viveva allora, sotto un limpido cielo.
Nel tepore della sera si ritrovava a osservare l’immensa volta celeste, soffusa tutta di un manto di stelle, pulsanti e tremule, mentre il blando candore lunare pioveva sui monti lontani inondando la pianura e avvolgendo carezzevole tutta la natura. Quando si faceva notte, il suo divertimento era di rincorrere le lucciole che brillavano qua e là sopra le erbe del giardino fino a catturarle, chiudendole un poco nel pugno per poi rimetterle in libertà. Non sognava quei tempi, ma li riviveva, ora che si sentiva dentro un rimescolio di sentimenti e di voglia di vita, troppo inibita da gran tempo.

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