Il misterioso dondolio della vita, tra lucciole e cicale
di
Paolo Brondi
Che
strana vita, la vita di quell’uomo! Era importante e noto, ma si teneva in
disparte: lontano dai traffici dei molti amori e di innumerevoli formali
conoscenze. Donava tutto sé stesso alla funzione esercitata, con enorme
rispetto dei suoi pazienti che lo attendevano, quotidianamente, nell’ospedale
ove era primario.
Ma in quel pomeriggio, caldo e assolato, tardava a staccarsi dalla sua amaca gialla, ove si era assopito e si dondolava insieme al coro, lungo e bramoso, delle cicale, eguale a quello di tanti anni prima.
Ma in quel pomeriggio, caldo e assolato, tardava a staccarsi dalla sua amaca gialla, ove si era assopito e si dondolava insieme al coro, lungo e bramoso, delle cicale, eguale a quello di tanti anni prima.
Allora,
amava salire sugli alberi, a piedi nudi e gambe sciolte e, si divertiva a
catturare, con fulminea sorpresa, le frementi cicale. Tacevano di colpo.
Delicatamente, se le portava giù, per meglio osservarle, per accarezzarne la
coda, in attesa di rinnovato canto. Rimaneva sempre deluso e la malinconia di
un suono non più appagante lo spingeva a riappoggiare la cicala al tronco e, se
non cantava, la riportava in alto, verso un poco più di azzurro.
La
cicala, in questo turbinio di movimenti e mutamenti della sua naturalità, certo
non riusciva subito a riporsi in sintonia con le compagne e se ne stava
immobile e stranita, mentre lui già rispondeva ad altri impulsi. E veniva il
momento della fionda: tendeva gli elastici prendendo di mira le lucertole immobili
al sole su roventi pietre. Non le centrava, forse volutamente, pago di quel che
viveva allora, sotto un limpido cielo.
Nel tepore della sera si ritrovava a
osservare l’immensa volta celeste, soffusa tutta di un manto di stelle,
pulsanti e tremule, mentre il blando candore lunare pioveva sui monti lontani
inondando la pianura e avvolgendo carezzevole tutta la natura. Quando si faceva
notte, il suo divertimento era di rincorrere le lucciole che brillavano qua e
là sopra le erbe del giardino fino a catturarle, chiudendole un poco nel pugno
per poi rimetterle in libertà. Non sognava quei tempi, ma li riviveva, ora che si sentiva dentro un
rimescolio di sentimenti e di voglia di vita, troppo inibita da gran tempo.
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