Tutti dobbiamo dare
un contributo in questa guerra contro il nemico
invisibile del coronavirus. Gli ospedali alle prese con una prova difficile. Serve forza, per gli altri e per noi stessi
di Sonia Scarpante
Ognuno di noi in
questi giorni cerca di darsi da fare nel proprio piccolo per lasciare un
contribuito personale nella lotta quotidiana che vede molti di noi impegnati in
prima linea.
Sono sposata ad un
medico che lavora al San Paolo di Milano e che ogni giorno non manca di
aggiornarmi su una situazione a dir poco drammatica. Vi confesso che a volte
faccio fatica a trattenere le lacrime perché alcune esperienze sono veramente
toccanti e vanno oltre ogni possibile pensiero. Le cose che accadono negli
ospedali veramente superano il nostro immaginario e non basteranno centomila
righe scritte per ringraziare chi mette al servizio la propria vita per un
paziente, per la collettività.
Da giorni, con mio
marito, teniamo le giuste distanze in casa e ci siamo separati per dormire,
ognuno in una propria stanza come è assai cosa comune fra molti suoi colleghi,
alcuni di questi sono arrivati a lasciare le proprie famiglie per unirsi in
piccoli gruppi. Mio marito continua a pronunciare la parola “guerra”, sempre
quando amici e conoscenti chiedono, però sempre con quella fiducia e quella
speranza che solleva il nostro spirito.
Ci sono narrazioni che
vanno oltre il nostro umano comprendere e comunque ciò che emerge è sempre la
grande coesione fra colleghi, la forza collettiva che si legge in uno sguardo,
in un gesto comunicativo di grande impatto emotivo. Ci saranno giorni migliori
di questo, lo ripetiamo come un mantra e lo spargiamo come manna con nostra
figlia che lavora a Marsiglia ed è sola in questi giorni, più preoccupata per
noi che per lei stessa.
Un mantra positivo
che si estende con comuni amici, con gli affetti a noi vicini. Una litania che
diventa forza per altri, sostegno e credo personale perché insieme possiamo
riuscire a superare, a vedere in questa esperienza un “segno” di ciò che
potremmo essere o un far rifiorire attraverso le nostre appartenenze.
Come sempre scrivo
e in questi giorni mi ritrovo spesso a buttare giù idee, pensieri, ad esprimere
anche la mia indignazione se noto cose che remano contro il “nostro essere
umani”, mi do da fare con la penna, lo strumento che mi aiuta a costruire, a
vedere oltre, a mettermi in gioco in prima persona. E con questo intento ogni
giorno mi siedo accanto al mio piccolo scrittoio e batto, batto sui tasti con
decisione, veemenza, con il desiderio di tenere dritta la barra del timone. Si
va avanti e tutti dobbiamo essere uniti e credere in giorni migliori.
grazie.
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