Abbiamo
bisogno della clausura per scoprire che le margherite sono belle? Tutto
è cambiato con il coronavirus, dovremmo riflettere: ci è mancato uno sguardo oltre il presente
di
Marina Zinzani
“Per ottenere la felicità, dovremmo accertarci di non
restare mai senza un obiettivo importante.” (Florence Nightingale). Quest’anno
è il bicentenario della nascita di Florence Nightingale, una donna che si può
definire un faro, quando si parla di assistenza infermieristica.
“La signora con la lanterna” come venne definita, è rimasta nella storia per un approccio diverso, più scientifico e anche più umano all’interno degli ospedali.
“La signora con la lanterna” come venne definita, è rimasta nella storia per un approccio diverso, più scientifico e anche più umano all’interno degli ospedali.
Ha lasciato un segno profondo, con le sue idee ed
innovazioni. Ascoltava i pazienti, cercando di dare loro attenzioni,
organizzando anche spazi ricreativi che potessero accelerarne la guarigione.
Si parla molto in questo periodo degli eroi in campo, e gli
infermieri, le infermiere, sono fra questi. Il lavoro come missione, quella
dimensione che tocca componenti umane, quell’incrociare vite e storie, da cui
non è sempre facile restare distaccati. Si portano a casa, delle storie, delle
sofferenze. Si ha anche paura di non farcela, in questo momento.
Si pensa molto a queste persone, che sono in prima linea. Si
pensa a chi ha risposto al richiamo di medici e infermieri, di chi ha lasciato
situazioni più comode per andare in prima linea. Là dove c’è bisogno.
La signora con la lanterna ha creato qualcosa, ha lasciato
qualcosa. Ha avuto un progetto, un’idea.
Uno dei mali del nostro tempo è stato forse la mancanza di
progettualità. Un tempo c’era di più, erano piccoli progetti che però
significavano tutto. Negli anni ‘60 l’acquisto di un’auto era un piccolo passo
avanti, poi c’era il sogno di una casa, il desiderio di una famiglia.
Il disorientamento vissuto invece da molti anni si è
mescolato al disincanto, al disinteresse, alla rassegnazione. Tanto non cambia
nulla. I progetti diventano più difficili da realizzare.
Se guardiamo al volontariato, o a storie anonime che non
fanno notizia, qualcuno ci crede ancora nei progetti, e si mette al lavoro,
scende in campo.
Si spera che dopo questa clausura collettiva, ora che ci
stiamo accorgendo che le margherite sono belle, che una passeggiata in un
giorno di sole è cosa lieta, che uno potrebbe riscrivere le proprie giornate,
rivedere le priorità, essere più padrone della propria vita se decide di farlo,
si spera di trovare ognuno un progetto. Includente anche gli altri, perché no.
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