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martedì 31 marzo 2020

Quello che si impara dall'epidemia

Rinchiusi in casa ci sentiamo più vicini agli altri, forse ci rendiamo conto che avevamo smarrito l’orientamento

di un lettore di Pagine Letterarie
(Commento a Il mondo che rinascerà, PL, 27/3/20)

Strano il mondo, ora che siamo "rinchiusi" siamo invece tutti più vicini. Ci saremo resi conto che l'egoismo è dannoso? Che non è giusto non pensare anche agli altri quando noi stiamo bene di salute, in famiglia, col lavoro? Ci saremo accorti che #lunionefalaforza e che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme?
Fino a poco tempo fa i social ci facevano sentire tutti uniti, ma era un'unione falsa; molta gente, troppa gente si sentiva invece sola, ce lo dimostravano anche le cronache quotidiane. Il Papa il 27 marzo ha detto "su questa barca ci siamo tutti", una frase semplice che mi è piaciuta tantissimo. Ciò che faceva la differenza e che ci rendeva molto egoisti erano i soldi, il potere, la bellezza, la notorietà, la sicurezza di un posto di lavoro, il godere di ottima salute, e queste cose non facevano comprendere veramente a tutti che chi sta in difficoltà merita l'attenzione e la cura di chi ha la fortuna di passarsela meglio.
Il Covid-19 ci ha resi tutti "impauriti e smarriti" - sempre parole di Francesco - tutti, allo stesso modo. Una bella sciabordata a un mondo che stava andando alla rovescia. Dispiace solo per chi non ce l'ha fatta, per chi non avrà più l'occasione di vivere in un mondo diverso, perché mi auguro che questo lato positivo dell’immane tragedia - credo l'unico - si realizzi.

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