Non siamo ancora abituati alle giornate Covid-19, e anche l’estate sarà diversa: per stasera ci facciamo una pizza?
di Cristina Podestà
Ginestre di un giallo
intenso e bellissimo attirano la mia attenzione, mentre tento una improbabile
uscita post quarantena. Il lungomare è già troppo frequentato, accalcato,
affollato, persone senza dispositivi di sicurezza e in gruppi mi si parano davanti
e mi fanno innervosire.
Dunque torno a casa,
stanca e arrabbiata, convinta che meritiamo l’estinzione perché non siamo in
grado di rispettare le regole, neppure quelle minime, di convivenza civile.
Tento di leggere un
libro iniziato giorni fa ma non attira la mia attenzione; apro una scatola di
biscotti, ne metto in bocca uno, ma non va giù. Cerco di guardare un film ma a
quell’ora, non ne trovo. Uno, due, tre. Enumero i giorni che mancano all’estate,
come un bimbo conta i momenti che restano prima della fine delle lezioni. Che
estate sarà?
Mi sento costretta in
una morsa, in una corazza che è difficile rompere, in una gabbia che mi impongo
o che mi è imposta, non so bene quale delle due condizioni sia, ma che
importanza ha? Passato, presente, futuro si confondono, non si riesce a capire
bene questa inquietudine da quale tempo derivi, se dal ricordo del passato, dal
presente incerto che si sta vivendo o dal futuro poco chiaro e confuso nei suoi
contorni.
Le palme del mio
giardino cominciano a rosseggiare nell’ora del tramonto, un bimbo in
monopattino mi saluta e io rispondo con un sorriso. La meta è distante, gli
amici pure. Già, gli amici. Ci sentiamo con regolarità ogni giorno con premura
ed affetto, ma stiamo ovviamente perdendo l’abitudine alle nostre presenze,
alle battute derivanti dalla frequentazione, ai sabato sera conviviali, alle
feste di compleanno e ricorrenze che mai avremmo immaginato di passare lontani.
La storia la conosciamo tutti, ma non abbiamo mai studiato una cosa come
questa.
Chissà i nostri nipoti
quanto dovranno applicarsi per capire cosa è accaduto in questo 2020 in cui non
si possono stropicciare gli occhi, dare un bacio, o abbracciare: un anno che
porta a guardare lontano sperando che il tempo corra e voli più veloce che mai!
Accendo la luce, devo preparare qualcosa per cena. Silenzio intorno a me.
Nessuno ha voglia di parlare. Non c’è più nulla da dire di nuovo, nessuna
intuizione brillante, soltanto consapevolezza di dover vivere, alla giornata, l’attimo
presente.
Guardandomi intorno
però mi riconosco, e vedo un ambiente carino. Stasera facciamo una pizza?
Sblocco la quiete con questa proposta, accolta con entusiasmo. La pasta è già
pronta, sono previdente. Dunque mi metto in cucina, comincio a dar forma; di
corsa mi arriva l’aiuto e la casa si anima un po’.
Li guardo contenta e
sorpresa, di colpo ho smesso di contare i giorni, mi pento dei brutti pensieri,
mi perdo negli occhi degli altri allegri per così poco e valuto che basta
davvero un’idea, un pensiero, una sciocchezza a volgere una triste giornata in
una tiepida, piacevole sera.
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