La bellezza delle cose effimere
di Marina Zinzani
Avevi delle volte lo
sguardo triste
assorto
erano i tuoi pensieri
racchiusi in un tempio
di cartapesta
profanato dal vento,
dalla pioggia
così esile il tuo
tempio, esposto
hai fatto entrare poche
persone
in quel luogo
misterioso
c’era il mare in
quelle stanze
c’era il tramonto di
un paesaggio africano
c’era il suono di una
cascata
si ascoltavano le
parole dei saggi
e le filastrocche per
bambini
c’era un mulino e il
grano, il futuro pane
c’era la neve e i
pupazzi, il naso fatto con una carota
c’era la malinconia di
una storia raccontata
le lacrime per un film
romantico
il gelsomino e i suoi
profumi
c’era la birra, quel
primo sorso così appagante
c’era la voglia di
fare due passi, in silenzio
il buongiorno dal
fornaio, la mattina, il fresco
le riflessioni in
auto, al ritorno
le opacità di un
carattere e le incomprensioni, i silenzi
le strade mai
intraprese, solo pensate
il grembiale della
mamma, il gesto di pulirsi lì le mani
l’euforia della sera
prima dell’alba, prima del viaggio
le promesse di una
giornata
tempio evanescente il
tuo
esposto, esposto alle
intemperie e alla caducità
i momenti vissuti
una sorta di preghiera
alla vita
sfiorato da un tocco
simile ad una piuma.
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