lunedì 14 settembre 2020

Mono no aware

La bellezza delle cose effimere


di Marina Zinzani

Avevi delle volte lo sguardo triste
assorto
erano i tuoi pensieri
racchiusi in un tempio di cartapesta
profanato dal vento, dalla pioggia

così esile il tuo tempio, esposto
hai fatto entrare poche persone
in quel luogo misterioso
c’era il mare in quelle stanze
c’era il tramonto di un paesaggio africano
c’era il suono di una cascata
si ascoltavano le parole dei saggi
e le filastrocche per bambini
c’era un mulino e il grano, il futuro pane
c’era la neve e i pupazzi, il naso fatto con una carota
c’era la malinconia di una storia raccontata
le lacrime per un film romantico
il gelsomino e i suoi profumi
c’era la birra, quel primo sorso così appagante
c’era la voglia di fare due passi, in silenzio
il buongiorno dal fornaio, la mattina, il fresco
le riflessioni in auto, al ritorno
le opacità di un carattere e le incomprensioni, i silenzi
le strade mai intraprese, solo pensate
il grembiale della mamma, il gesto di pulirsi lì le mani
l’euforia della sera prima dell’alba, prima del viaggio
le promesse di una giornata
tempio evanescente il tuo
esposto, esposto alle intemperie e alla caducità
i momenti vissuti
una sorta di preghiera alla vita
sfiorato da un tocco
simile ad una piuma.

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