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sabato 5 marzo 2016

Girovagando in taxi

di Giovanna Vannini

Il tassista non seppe mai quanto amore si consumò sopra il tetto del suo taxi. Nemmeno i colleghi, tutti in fila, rigorosi sui loro sedili, col finestrino abbassato e col rumore di scappamento nelle orecchie, alzarono gli occhi al cielo dell’auto, ebbero l’ardire di immortalare in qualche modo ciò che succedeva.
I due in amore non potevano aiutarli. Fermo per loro era il tempo, stoppata per loro la vita, quella che sta davanti e dietro alle abitudini, mette in fila i problemi, si adopera per superare le preoccupazioni. Una sola per loro ce n’era, fatta di felicità  e passione, da mordersi in fretta, da fermare nell’attimo fuggente. 
Lei sentì il vuoto intorno a sé e il silenzio che non c’era. Sentì solo l’odore della bocca di Lui, l’umidità della sua lingua in ritmo, e il sangue che le arrossiva le guance, le pulsava le tempie.
Fu abbandono, di mente, di membra. Lui pensò di aver lasciato il tetto, preso il volo, con Lei per le labbra trattenuta, con Lei per l’esile vita sorretta. Sotto la trina dell’abito i piccoli seni appoggiavano la giacca. Per la furia di succhiarle l’anima, Lui non tolse il cappello. Il tassista non seppe mai quanto amore si consumò sopra il tetto del suo taxi.

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