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martedì 20 dicembre 2016

Henri Matisse, la bellezza della luce

di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)

(ap) Sono colori accesi e luminosi quelli che Henri Matisse (1869-1954) usa per trasformare la realtà in forme semplificate. Sono tratti dalla luce intensa che scoprì sulla Costa Azzurra dove andò a vivere, e dove ora è sepolto nel Monastero di Nizza. Il giallo e il violetto, il verde e il rosso, il blu e l’arancio, riversati sulla tela con gesto impetuoso: non il colore in sé, ma l’accostamento tra i diversi toni è al centro della ricerca pittorica di Matisse.
Nascono accordi singolari e contrasti evidenti secondo un gusto di tipo decorativo che altera la rappresentazione della realtà, ai limiti dell’astrattismo. Forse in quegli abbinamenti di luci, in cui si perdono i colori naturali delle cose, nasce un mondo nuovo, riflesso ultimo della luce interiore del pittore, a cui tutto ritorna; energia vitale, ispirazione artistica e spirituale.

E’ una giornata grigia, fredda. Una delle tante. Una giornata che non si ricorderà. Migliaia di giorni passano così, per tutti. Giornate che anche con un po’ di sole appaiono grigie, perché gli occhi non sono più abituati a vedere i colori: il verde di un prato, l’azzurro del cielo, il giallo del sole.
Contemplazione dimenticata, tutto va di fretta, non si ha tempo, la vita e le sue necessità a cui siamo soggiogati fanno correre tutto veloce, e allora ogni cosa si sfuma, diventando nebbia, grigio dell’anima. Matisse aveva ridato luce ai colori, nelle sue tele. Colori spiccati, decisi, il blu, il verde, il rosso, colori come fossero cosa pulsante, forte vibrazione, impeto espressivo.
Risveglio e vedere: la vita che scorre in cucine, stanze, in donne che guardano un paesaggio, in corpi femminili e nell’eros suggerito, vita che appare improvvisamente bella perché ricca, nella sua inondazione di colori che sembrano venire da un luogo lontano, dove brillano di più, soggiogando, in una dimensione lirica del piacere. Le forme all’apparenza semplici dei soggetti richiamano la complessità di arrivare all’essenza, quella che porta alla suggestione. E qui viene suggerita la gioia di vivere, forse quella della Costa Azzurra doveva Matisse viveva, o quella che si percepisce quando ci si eleva e si aprono gli occhi: un altro mondo appare, strada dell’arte, della ricerca e della bellezza dimenticata.

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