di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)
(ap) Sono colori accesi e luminosi quelli che Henri Matisse
(1869-1954) usa per trasformare la realtà in forme semplificate. Sono tratti
dalla luce intensa che scoprì sulla Costa Azzurra dove andò a vivere, e dove
ora è sepolto nel Monastero di Nizza. Il giallo e il violetto, il verde e il
rosso, il blu e l’arancio, riversati sulla tela con gesto impetuoso: non il
colore in sé, ma l’accostamento tra i diversi toni è al centro della ricerca
pittorica di Matisse.
Nascono accordi singolari e contrasti evidenti secondo un gusto di tipo decorativo che altera la rappresentazione della realtà, ai limiti dell’astrattismo. Forse in quegli abbinamenti di luci, in cui si perdono i colori naturali delle cose, nasce un mondo nuovo, riflesso ultimo della luce interiore del pittore, a cui tutto ritorna; energia vitale, ispirazione artistica e spirituale.
Nascono accordi singolari e contrasti evidenti secondo un gusto di tipo decorativo che altera la rappresentazione della realtà, ai limiti dell’astrattismo. Forse in quegli abbinamenti di luci, in cui si perdono i colori naturali delle cose, nasce un mondo nuovo, riflesso ultimo della luce interiore del pittore, a cui tutto ritorna; energia vitale, ispirazione artistica e spirituale.
E’
una giornata grigia, fredda. Una delle tante. Una giornata che non si
ricorderà. Migliaia di giorni passano così, per tutti. Giornate che anche con un
po’ di sole appaiono grigie, perché gli occhi non sono più abituati a vedere i
colori: il verde di un prato, l’azzurro del cielo, il giallo del sole.
Contemplazione
dimenticata, tutto va di fretta, non si ha tempo, la vita e le sue necessità a
cui siamo soggiogati fanno correre tutto veloce, e allora ogni cosa si sfuma, diventando
nebbia, grigio dell’anima. Matisse aveva ridato luce ai colori, nelle sue tele.
Colori spiccati, decisi, il blu, il verde, il rosso, colori come fossero cosa
pulsante, forte vibrazione, impeto espressivo.
Risveglio
e vedere: la vita che scorre in cucine, stanze, in donne che guardano un
paesaggio, in corpi femminili e nell’eros suggerito, vita che appare
improvvisamente bella perché ricca, nella sua inondazione di colori che
sembrano venire da un luogo lontano, dove brillano di più, soggiogando, in una
dimensione lirica del piacere. Le forme all’apparenza semplici dei soggetti
richiamano la complessità di arrivare all’essenza, quella che porta alla
suggestione. E qui viene suggerita la gioia di vivere, forse quella della Costa
Azzurra doveva Matisse viveva, o quella che si percepisce quando ci si eleva e
si aprono gli occhi: un altro mondo appare, strada dell’arte, della ricerca e
della bellezza dimenticata.
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