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martedì 7 marzo 2017

Il volto da ricostruire

Testa di donna, P. Picasso

Lo sfregio dell'acido e la dignità umana. Il rapporto tra l’arte e il volto della donna 

Poesia
di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)

E’ sera
volto frammentato dalla fatica
dagli anni
volto sfregiato dall’acido
dagli insulti
dalle paure
volto che si perde nella notte
pezzi scomposti che non si ritrovano
volto antico di una volta
puro
volto da ricostruire
da ricostruire.
Non sono solo gli anni che passano
c’è una velata malinconia
tutto cambierebbe
se quel volto tornasse al suo posto
in un’unità
senza frammentazioni e maschere
e allora tutto risplenderebbe
nonostante gli anni
e le cose perdute.

(angelo perrone) Scomporre i piani, rivoluzionare il rapporto tra la forma e lo spazio, superare ogni tipo tradizionale di rappresentazione del mondo, come quella rinascimentale, che rispettava la dinamica della visione ottica umana. Questo il senso del “cubismo”, la corrente pittorica che ha trovato in Pablo Picasso uno dei suoi interpreti più geniali al principio del Novecento. Un modo di dipingere inedito dopo le ricerche artistiche di Paul Cézanne, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh e Edouard Manet.
Il viso della donna nella Testa di donna in nastro rosso cappello blu (1939) è ripreso da angolazioni diverse, e perciò è colto nella parzialità delle sue componenti, che poi vengono sovrapposte per creare un nuovo ordine. Ma l’immagine che ne deriva racconta una realtà frammentata nelle sue schegge, incongruente, a tratti sorprendente e incomprensibile. Un vero capovolgimento della tradizione pittorica naturalistica, riproducente invece la realtà secondo gli schemi classici del chiaroscuro per i volumi  e della prospettiva per lo spazio, sino ad un esito che sovverte il principio della verosimiglianza.
La fedeltà coloristica non è più una regola imperativa ed il pittore può usare il colore a suo piacimento e secondo il gusto che lo rappresenta in quel momento. E’ tuttavia la rottura dell’unicità del punto di vista con il quale è ritratto l’oggetto a sorprendere lo sguardo dell’osservatore e a rendere (forse volutamente) incomprensibile la lettura di quella rappresentazione – totale? – della realtà.
Il traguardo è una deformazione del viso di donna che esprime il potere – percepito senza limiti – della pura sperimentazione delle tecniche pittoriche capace di introdurre una nuova dimensione interpretativa della realtà: il tempo. La realtà infatti richiede tempo per essere osservata da più dimensioni e su più piani, con angolazioni diverse.
L’esplorazione si avventura su un campo impervio, forse pericoloso, quello del tentativo di conoscenza della figura umana nei suoi angoli più riposti e misteriosi, attraverso la scomposizione dei tratti espressivi, il frazionamento della personalità. Il rischio è la perdita della unicità del soggetto.

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