Testa di donna, P. Picasso |
Lo sfregio dell'acido
e la dignità umana. Il rapporto tra l’arte e il
volto della donna
Poesia
di Marina Zinzani
di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)
E’ sera
volto frammentato
dalla fatica
dagli anni
volto sfregiato
dall’acido
dagli insulti
dalle paure
volto che si perde
nella notte
pezzi scomposti che
non si ritrovano
puro
volto da ricostruire
da ricostruire.
Non sono solo gli anni
che passano
c’è una velata
malinconia
tutto cambierebbe
se quel volto tornasse
al suo posto
in un’unità
senza frammentazioni e
maschere
e allora tutto
risplenderebbe
nonostante gli anni
e le cose perdute.
(angelo perrone)
Scomporre i piani, rivoluzionare il rapporto tra la forma e lo spazio, superare
ogni tipo tradizionale di rappresentazione del mondo, come quella
rinascimentale, che rispettava la dinamica della visione ottica umana. Questo
il senso del “cubismo”, la corrente pittorica che ha trovato in Pablo Picasso
uno dei suoi interpreti più geniali al principio del Novecento. Un modo di
dipingere inedito dopo le ricerche artistiche di Paul Cézanne,
Paul Gauguin, Vincent Van Gogh e Edouard Manet.
Il
viso della donna nella Testa di donna in nastro rosso cappello
blu (1939) è ripreso da angolazioni
diverse, e perciò è colto nella parzialità delle sue componenti, che poi
vengono sovrapposte per creare un nuovo ordine. Ma l’immagine che ne deriva
racconta una realtà frammentata nelle sue schegge, incongruente, a tratti
sorprendente e incomprensibile. Un vero capovolgimento della tradizione
pittorica naturalistica, riproducente invece la realtà secondo gli schemi
classici del chiaroscuro per i volumi e
della prospettiva per lo spazio, sino ad un esito che sovverte il principio
della verosimiglianza.
La
fedeltà coloristica non è più una regola imperativa ed il pittore può usare il
colore a suo piacimento e secondo il gusto che lo rappresenta in quel momento.
E’ tuttavia la rottura dell’unicità del punto di vista con il quale è ritratto
l’oggetto a sorprendere lo sguardo dell’osservatore e a rendere (forse
volutamente) incomprensibile la lettura di quella rappresentazione – totale? –
della realtà.
Il
traguardo è una deformazione del viso di donna che esprime il potere –
percepito senza limiti – della pura sperimentazione delle tecniche pittoriche
capace di introdurre una nuova dimensione interpretativa della realtà: il
tempo. La realtà infatti richiede tempo per essere osservata da più dimensioni
e su più piani, con angolazioni diverse.
L’esplorazione
si avventura su un campo impervio, forse pericoloso, quello del tentativo di
conoscenza della figura umana nei suoi angoli più riposti e misteriosi, attraverso
la scomposizione dei tratti espressivi, il frazionamento della personalità. Il
rischio è la perdita della unicità del soggetto.
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