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domenica 16 febbraio 2020

Roma, semplicemente

Castel S. Angelo (foto ap)
Roma, vecchia signora. Le rughe dell’età ma non solo. Il degrado, nonostante l’immutata bellezza. Mancano la cura e l’amore per luoghi che sono pagine di storia. E scompare la proverbiale allegria dei romani

di Laura Maria Di Forti

Roma, la Città eterna, la città per eccellenza, quella che per secoli ha dominato il mondo più di duemila anni fa, oggi vive nel ricordo del suo glorioso passato. Quando il continente americano non era stato ancora scoperto e quando l’Oriente era lontanissimo e irraggiungibile, c’era Roma con il suo dominio, c’erano le sue leggi e i probi viri, c’erano le strade, gli acquedotti, la tecnica, e la sapienza di riconoscere la cultura e l’arte.
Chi ha osato sfidare Roma ha sempre perso. Annibale ha tentato ma si è scontrato contro i popoli fedeli al potere centrale, quel potere che permetteva loro di vivere bene, di progredire, di avere molto di più di un semplice pasto con cui sfamarsi, perché erano parte di un impero immenso in cui i vari territori venivano difesi e in cui veniva portata la civiltà.
I barbari invasori sono calati su Roma devastando l’Impero perché non erano stati conquistati. Più che la smisurata estensione dei confini, probabilmente la vera causa della disfatta di Roma è dovuta al fatto che i confini a nord non includevano le terre germaniche, quelle abitate dai popoli invasori. Se questi fossero stati conquistati e quindi civilizzati dai Romani, la storia avrebbe preso altre vie.
Con al passato un tale bagaglio, la Roma di oggi potrebbe aspirare a diventare la capitale dell’Unione europea. Ma…
Chi vive a Roma conosce molto bene lo stato attuale in cui versa la città. Degrado è la parola che per prima viene in mente. Roma è sporca, affogata nella immondizia che viene raccolta poco e male, con tanti zingari che rovistano nei cassonetti alla ricerca di ferro e alluminio. Roma è disordinata, con un traffico che arranca con difficoltà ogni giorno, con le strade piene di buche, i marciapiedi rotti e devastati da erbacce cresciute per la mancata manutenzione, la stessa che avrebbe dovuto monitorare gli alberi dei viali, soprattutto i pini romani che tanto hanno ispirato pittori e musicisti e che invece ora cadono rovinosamente quando vento e piogge si fanno più forti.
I muri dei palazzi sono invasi letteralmente da scritte e disegni non sempre edificanti e i cartelloni pubblicitari sono più numerosi dei lampioni, talvolta lasciati spenti, forse per incuria, forse per risparmiare.
Certamente il centro della città è in migliori condizioni, ma l’aria che si respira è deprimente. I romani sono stanchi, delusi e forse anche confusi e chi passeggia per le strade nota visi tristi, la proverbiale simpatia romana scomparsa.
Roma appare bellissima quando viene illuminata dal sole al tramonto, la cupola di San Pietro, Castel Sant’Angelo, il Lungo Tevere e quelle case antiche, alcune con bifore e trifore, le chiese e i ponti. Viene da chiedersi per quale ragione permettere che una città così unica, spettacolare, pregna dei ricordi di antichi fasti e glorie, cada nell’oblio della storia, riducendosi ad un ammasso di case, a gente scontenta che si trascina per la città senza orgoglio più, senza la consapevolezza della trascorsa grandezza.
Ingioiellata, carica di ricchezze, Roma è una vecchia signora ormai in là con gli anni e che tutti ricordano bella e spavalda, ma che ora mostra tutte le sue rughe, gli occhi appannati, il viso disfatto. 
Dall’estero si alzano le proteste, Roma viene dichiarata la capitale più sporca del mondo occidentale e talvolta mi viene da pensare che se Roma o Venezia fossero in altri paesi europei, forse avrebbero un migliore trattamento. Noi italiani dovremmo pretendere di salvaguardare le nostre città, i nostri ponti, i fiumi e gli alberi. Dovremmo pretendere che i nostri migliori ingegneri, medici, scienziati vengano riconosciuti qui in Italia e che qui in Italia lavorino per il bene degli italiani e non scappino all’estero alla ricerca del dovuto riconoscimento. Qui da noi rimangono solo le mezze calzette, i raccomandati, i venduti. Un triste epilogo, non c’è che dire. Dopo i fasti dell’antica Roma, ridursi a dover nuovamente migrare. Non più come operai ma come eccellenze. Un triste epilogo, certo, perché sempre di una fuga si tratta. E intanto le nostre città affondano nella laguna, vengono travolte dalle inondazioni dei fiumi e si lasciano morire nell’indifferenza amministrativa e politica.
Roma, la caput mundi di un tempo lontano deve risorgere e riprendere nel mondo un ruolo da protagonista. Lo desideriamo tutti. La vecchia signora deve trasformarsi in una bella dama ancora molto piacente, che non si vergogna di nascondere i suoi anni ma, anzi, mostra tutte le sue bellezze con vanto e senza pudore, ingioiellata e carica di tesori.

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