Castel S. Angelo (foto ap) |
Roma, vecchia signora. Le rughe dell’età ma non solo. Il degrado, nonostante l’immutata bellezza. Mancano la cura e
l’amore per luoghi che sono pagine di storia. E scompare la proverbiale
allegria dei romani
di Laura Maria Di Forti
Roma,
la Città eterna, la città per eccellenza, quella che per secoli ha dominato il
mondo più di duemila anni fa, oggi vive nel ricordo del suo glorioso passato.
Quando il continente americano non era stato ancora scoperto e quando l’Oriente
era lontanissimo e irraggiungibile, c’era Roma con il suo dominio, c’erano le
sue leggi e i probi viri, c’erano le strade, gli acquedotti, la tecnica, e la
sapienza di riconoscere la cultura e l’arte.
Chi ha
osato sfidare Roma ha sempre perso. Annibale ha tentato ma si è scontrato
contro i popoli fedeli al potere centrale, quel potere che permetteva loro di
vivere bene, di progredire, di avere molto di più di un semplice pasto con cui
sfamarsi, perché erano parte di un impero immenso in cui i vari territori
venivano difesi e in cui veniva portata la civiltà.
I
barbari invasori sono calati su Roma devastando l’Impero perché non erano stati
conquistati. Più che la smisurata estensione dei confini, probabilmente la vera
causa della disfatta di Roma è dovuta al fatto che i confini a nord non
includevano le terre germaniche, quelle abitate dai popoli invasori. Se questi
fossero stati conquistati e quindi civilizzati dai Romani, la storia avrebbe
preso altre vie.
Con al
passato un tale bagaglio, la Roma di oggi potrebbe aspirare a diventare la
capitale dell’Unione europea. Ma…
Chi
vive a Roma conosce molto bene lo stato attuale in cui versa la città. Degrado
è la parola che per prima viene in mente. Roma è sporca, affogata nella
immondizia che viene raccolta poco e male, con tanti zingari che rovistano nei
cassonetti alla ricerca di ferro e alluminio. Roma è disordinata, con un
traffico che arranca con difficoltà ogni giorno, con le strade piene di buche,
i marciapiedi rotti e devastati da erbacce cresciute per la mancata
manutenzione, la stessa che avrebbe dovuto monitorare gli alberi dei viali,
soprattutto i pini romani che tanto hanno ispirato pittori e musicisti e che
invece ora cadono rovinosamente quando vento e piogge si fanno più forti.
I muri
dei palazzi sono invasi letteralmente da scritte e disegni non sempre
edificanti e i cartelloni pubblicitari sono più numerosi dei lampioni, talvolta
lasciati spenti, forse per incuria, forse per risparmiare.
Certamente
il centro della città è in migliori condizioni, ma l’aria che si respira è
deprimente. I romani sono stanchi, delusi e forse anche confusi e chi passeggia
per le strade nota visi tristi, la proverbiale simpatia romana scomparsa.
Roma
appare bellissima quando viene illuminata dal sole al tramonto, la cupola di
San Pietro, Castel Sant’Angelo, il Lungo Tevere e quelle case antiche, alcune
con bifore e trifore, le chiese e i ponti. Viene da chiedersi per quale ragione
permettere che una città così unica, spettacolare, pregna dei ricordi di
antichi fasti e glorie, cada nell’oblio della storia, riducendosi ad un ammasso
di case, a gente scontenta che si trascina per la città senza orgoglio più,
senza la consapevolezza della trascorsa grandezza.
Ingioiellata,
carica di ricchezze, Roma è una vecchia signora ormai in là con gli anni e che
tutti ricordano bella e spavalda, ma che ora mostra tutte le sue rughe, gli
occhi appannati, il viso disfatto.
Dall’estero
si alzano le proteste, Roma viene dichiarata la capitale più sporca del mondo
occidentale e talvolta mi viene da pensare che se Roma o Venezia fossero in
altri paesi europei, forse avrebbero un migliore trattamento. Noi italiani
dovremmo pretendere di salvaguardare le nostre città, i nostri ponti, i fiumi e
gli alberi. Dovremmo pretendere che i nostri migliori ingegneri, medici,
scienziati vengano riconosciuti qui in Italia e che qui in Italia lavorino per
il bene degli italiani e non scappino all’estero alla ricerca del dovuto
riconoscimento. Qui da noi rimangono solo le mezze calzette, i raccomandati, i
venduti. Un triste epilogo, non c’è che dire. Dopo i fasti dell’antica Roma,
ridursi a dover nuovamente migrare. Non più come operai ma come eccellenze. Un
triste epilogo, certo, perché sempre di una fuga si tratta. E intanto le nostre
città affondano nella laguna, vengono travolte dalle inondazioni dei fiumi e si
lasciano morire nell’indifferenza amministrativa e politica.
Roma,
la caput mundi di un tempo lontano deve risorgere e riprendere nel mondo un
ruolo da protagonista. Lo desideriamo tutti. La vecchia signora deve
trasformarsi in una bella dama ancora molto piacente, che non si vergogna di
nascondere i suoi anni ma, anzi, mostra tutte le sue bellezze con vanto e senza
pudore, ingioiellata e carica di tesori.
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