Malinconia, gioia, nostalgia: sfogliando vecchie foto durante un temporale
di Cristina Podestà
Certe giornate
sembrano prenderti in giro. Arrivano all’improvviso, senza avvisarti che è il
momento di agire anche se per te è l’occasione meno opportuna. Tu sei lì, sei
tutta concentrata a cucire gli strappi e i brandelli rimasti della tua vita,
stai tenendo a bada la nostalgia, speri che smetta di piovere e di grandinare.
Ti auguri che almeno il tempo sia pietoso e ti
aiuti a sorridere e a sopportare, ti sostenga mentre sfogli quell’album di
fotografie perché tu possa rammendare i ricordi spezzati. Invece piove forte e
nessuno ti è vicino e tu scorri le foto velocemente, pezzi di vita e di storia
di gente che non c’è più, visi amati, noti la maggior parte, alcuni
sconosciuti.
Un abito degli anni
venti, un’automobile degli anni quaranta, un matrimonio degli anni cinquanta e
un battesimo più recente. Il viso stupendo di una giovanissima nonna, il
profilo deciso dello zio di Torino con la divisa dell’aeronautica. Tuo padre da
piccolo, biondo e meraviglioso, tua madre a 14 anni con un fiore nei capelli e
gli occhi splendidi puntati sul futuro.
Ti senti vulnerabile e
fragile. La pioggia diventa temporale, fulmini e tuoni non ti fanno paura, piuttosto
hai paura di te, di quel piccolo groppo alla gola che cresce, di quella gioia
provata appena e subito divenuta malinconia.Vorresti alleggerire i tuoi
pensieri, ma la mano scopre ancora le foto del tempo che fu.
Bambini vestiti
diversi, giocattoli un po’ demode’, un titolo, un libro, un bracciale che
adesso indossi tu. Un giorno d’estate e sorrisi, un tavolo pieno di gente,
feste di compleanno, ricordi di tempi più belli. Il tempo è terribile e frega
perché corre ad un ritmo pazzesco. Adesso è Natale poi, subito, estate. Di
colpo l’autunno piovoso ti lascia stordita e sorpresa. La foto ha fermato i
momenti, quelli non passano più.
Sono belli i ricordi, ma
quanto dolore, al pensiero di chi più non è. Sotto la pelle, dietro la maschera
c’è la vertigine, la corsa, l’impellente bisogno di andare verso dove? Una
lacrima scivola piano, non eri preparata, non ti aspettavi questo. Stamani
avevi deciso di mettere in ordine la stanza, non il tuo cuore. E ora vuoi
credere che è sciocco ciò che pensi e che senti, vuoi la consolazione del
presente che, con violenza, entri a strapparti al passato. E accade.
Suonano alla porta,
tuo figlio ti chiama “mamma, apri tu?”. Ti alzi, i talloni indolenziti, le
ginocchia dolenti ti strappano al tempo lontano e sorridi alla porta che si
apre e fa entrare il vocio del palazzo e il bacio che ricevi sulla guancia. Non
piove più e un timido sole fa capolino tra le nuvole e il chiaro del cielo.
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