Racconto di Valeria
Giovannini
(ap) Il
motto “Festìna lente” – Affrettati lentamente –, attribuito ad Augusto da
Svetonio, fu associato nel ‘500 al simbolo della tartaruga con la vela, scelto
da Cosimo I dei Medici come emblema della sua flotta. Unisce concetti
divergenti, la lentezza e la velocità, ad indicare un’azione decisa, ma
prudente. Una metafora che è anche il motivo conduttore di questo racconto di
Valeria Giovannini, inserito nella raccolta “Oltre ogni lontano”, Trentini
Editore, 2016. Un viaggio in Sicilia per studio è l’occasione di incontri
inaspettati e sorprendenti, nei quali si rispecchiano il malessere personale
del protagonista, i brividi di nuove emozioni, la sensazione di un tempo difficile
da afferrare.
Atterrare a Palermo, in una giornata tersa e inondata
di sole, è un’emozione: pare che l’aereo plani direttamente sul mare. Sono le due di pomeriggio di una domenica di giugno
e, quando si spalanca il portellone anteriore, mi sembra di essere in una
fornace. Ho lasciato Milano che pioveva. Un taxi mi porta in centro, a Palermo.
La città è blindata. Da poco più di un mese, la strage di Capaci. L’atmosfera è
di piombo. Il sole a picco su piazza Politeama.