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venerdì 23 novembre 2018

Alessandro (La paura)

di Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone)

(ap) Racconti dedicati alle emozioni. Un attimo è quanto possono durare, quella frazione di secondo in cui siamo turbati e scossi e ci chiediamo il perché. Oppure lasciano una traccia, sedimentano in noi, e si trasformano in qualcosa di più profondo, sentimenti che ci accompagnano per lungo tempo.
Qualcosa può paralizzarci, impedirci di procedere e prima ancora di capire come stiano le cose. Pensiamo in anticipo a quello che accadrà ed entriamo in ansia. È solo un’ipotesi la supposizione lugubre che associamo alla previsione del futuro. In effetti, ci sono mille altre possibilità. Non è affatto detto che si verifichi il peggio: perché dovrebbe accadere proprio ciò che ci spaventa?
Almeno, una semplice statistica o l’esperienza che abbiamo accumulato fin qui dovrebbero rassicurarci e farci pensare positivo. Non sempre avviene. Ci servirebbe un ritorno alla ragionevolezza, al pacato esame dei dati di fatto, ma a noi, che ci definiamo uomini razionali, questa semplice verità spesso sfugge drammaticamente. E non riusciamo ad orientarci nel quotidiano.
Non dovremmo bloccarci di fronte alle difficoltà, tanto meno davanti a quelle solo immaginate; che dovremmo saper affrontare. Poi accada quel che deve accadere. Noi ce l’abbiamo messa tutta, abbiamo vissuto appieno il presente, non possiamo nutrire alcuna recriminazione.
Sappiamo tutto questo. Ma l’ignoto, i cattivi pensieri, qualche brutta esperienza passata rimangono lì, come macigni, a distorcere la nostra visione del futuro.
Dopo “Sabrina”, dedicato all’invidia, Ilaria sulla rabbia, Rosa incentrato sulla malinconia, Giacomo sul senso di colpa, Maurizio, dedicato al “rimpianto”, Alessia sul “rimuginare”, ecco la paura.

Andare per strade sconosciute, è notte, chi si può incontrare. La paura dell’altro, di chi viene da lontano, di chi ha una storia misteriosa, porta tanti detriti nel fiume, l’acqua non scorre, l’acqua si ferma, e i detriti possono essere in realtà sassi appuntiti, che fanno male ai piedi.

Vorrei lasciarmi andare e raccontarla a qualcuno questa storia. Vorrei potere dire che mi sono innamorato di una ragazza, ma non è di qui, viene da lontano, e quanti dubbi, quante riflessioni, quante paure. No, non lo dico a nessuno ancora, devo essere sicuro di questo sentimento, io per primo.
Perché ho paura, un po’ ho paura. Ho paura di prendere una strada e di perdermi, di entrare in un vicolo, si dice così, vicolo cieco, in cui tutto può rivelarsi diverso da come credevo.
Quando si ama si affida il proprio cuore, si piantano semi che devono germogliare, ecco, sì, è così, e qui si tratta di un seme piantato nella terra, la pianta può crescere, deve crescere, ma bisogna avere fiducia che cresca, avere coraggio. Bisogna annaffiarla, e proteggerla dagli insetti e dalle intemperie, un acquazzone troppo forte può far morie la pianticella sul crescere. L’amore è come una pianta, un orto magico con fiori che profumano intensamente, brio, dolcezza, tocco delicato.
Ma la paura mi assale. Cosa penseranno gli altri? Cosa mi diranno, quando io dirò chi è la ragazza che amo, quella che voglio sposare? Per prima cosa mi guarderanno, pensando che potevo sceglierla più vicina, e poi che possono esserci differenze culturali importanti, che possono incidere, soprattutto se si avranno figli, diversa educazione, diverso modo di pensare. E se poi non andate d’accordo e lei se ne va chissà dove con tuo figlio, tu che fai? L’ho sentito altre volte questo discorso, purtroppo accaduto.
Da una parte la sensazione che sia lei la donna che ho sempre aspettato. Da un’altra il timore non solo degli altri, del loro giudizio, forse della loro ostilità, ma anche la paura che non tutto fili liscio, che la realtà spazzi via questa sensazione dolce, finisca tutto, gli altri si mettono in mezzo, anche i parenti di lei, chissà, forse non vogliono che venga qui, che si allontani.
Amore e passione, paura anche. E dubbi. Paura di essere ferito, di buttarmi a capofitto, l’ho già fatto in passato ed è finita male, paura di buttarmi in una storia che è una cosa e invece può rivelarsi altro. No, mi dico, non può essere così, andrà bene, c’è un’alchimia fra di noi.
Non sono un uomo coraggioso. Ho tanti dubbi. In questa frammentazione si decide il mio futuro. L’acqua che nutre la pianta e la paura delle nubi, di una pioggia improvvisa.

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