di
Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone)
(ap) Racconti dedicati alle
emozioni. Un attimo è quanto possono durare, quella frazione di secondo in cui
siamo turbati e scossi e ci chiediamo il perché. Oppure lasciano una traccia,
sedimentano in noi, e si trasformano in qualcosa di più profondo, sentimenti
che ci accompagnano per lungo tempo.
Qualcosa può paralizzarci, impedirci
di procedere e prima ancora di capire come stiano le cose. Pensiamo in anticipo
a quello che accadrà ed entriamo in ansia. È solo un’ipotesi la supposizione
lugubre che associamo alla previsione del futuro. In effetti, ci sono mille
altre possibilità. Non è affatto detto che si verifichi il peggio: perché
dovrebbe accadere proprio ciò che ci spaventa?
Almeno, una semplice statistica o
l’esperienza che abbiamo accumulato fin qui dovrebbero rassicurarci e farci
pensare positivo. Non sempre avviene. Ci servirebbe un ritorno alla
ragionevolezza, al pacato esame dei dati di fatto, ma a noi, che ci definiamo uomini
razionali, questa semplice verità spesso sfugge drammaticamente. E non
riusciamo ad orientarci nel quotidiano.
Non dovremmo bloccarci di fronte
alle difficoltà, tanto meno davanti a quelle solo immaginate; che dovremmo
saper affrontare. Poi accada quel che deve accadere. Noi ce l’abbiamo messa
tutta, abbiamo vissuto appieno il presente, non possiamo nutrire alcuna
recriminazione.
Sappiamo tutto questo. Ma l’ignoto,
i cattivi pensieri, qualche brutta esperienza passata rimangono lì, come
macigni, a distorcere la nostra visione del futuro.
Dopo “Sabrina”, dedicato all’invidia, Ilaria sulla rabbia, Rosa incentrato sulla malinconia, Giacomo sul senso di colpa, Maurizio, dedicato al “rimpianto”, Alessia
sul “rimuginare”, ecco la paura.
Andare
per strade sconosciute, è notte, chi si può incontrare. La paura dell’altro, di
chi viene da lontano, di chi ha una storia misteriosa, porta tanti detriti nel
fiume, l’acqua non scorre, l’acqua si ferma, e i detriti possono essere in
realtà sassi appuntiti, che fanno male ai piedi.
Vorrei
lasciarmi andare e raccontarla a qualcuno questa storia. Vorrei potere dire che
mi sono innamorato di una ragazza, ma non è di qui, viene da lontano, e quanti
dubbi, quante riflessioni, quante paure. No, non lo dico a nessuno ancora, devo
essere sicuro di questo sentimento, io per primo.
Perché
ho paura, un po’ ho paura. Ho paura di prendere una strada e di perdermi, di
entrare in un vicolo, si dice così, vicolo cieco, in cui tutto può rivelarsi diverso
da come credevo.
Quando
si ama si affida il proprio cuore, si piantano semi che devono germogliare,
ecco, sì, è così, e qui si tratta di un seme piantato nella terra, la pianta
può crescere, deve crescere, ma bisogna avere fiducia che cresca, avere
coraggio. Bisogna annaffiarla, e proteggerla dagli insetti e dalle intemperie,
un acquazzone troppo forte può far morie la pianticella sul crescere. L’amore è
come una pianta, un orto magico con fiori che profumano intensamente, brio,
dolcezza, tocco delicato.
Ma
la paura mi assale. Cosa penseranno gli altri? Cosa mi diranno, quando io dirò
chi è la ragazza che amo, quella che voglio sposare? Per prima cosa mi
guarderanno, pensando che potevo sceglierla più vicina, e poi che possono
esserci differenze culturali importanti, che possono incidere, soprattutto se
si avranno figli, diversa educazione, diverso modo di pensare. E se poi non
andate d’accordo e lei se ne va chissà dove con tuo figlio, tu che fai? L’ho
sentito altre volte questo discorso, purtroppo accaduto.
Da
una parte la sensazione che sia lei la donna che ho sempre aspettato. Da
un’altra il timore non solo degli altri, del loro giudizio, forse della loro
ostilità, ma anche la paura che non tutto fili liscio, che la realtà spazzi via
questa sensazione dolce, finisca tutto, gli altri si mettono in mezzo, anche i
parenti di lei, chissà, forse non vogliono che venga qui, che si allontani.
Amore
e passione, paura anche. E dubbi. Paura di essere ferito, di buttarmi a
capofitto, l’ho già fatto in passato ed è finita male, paura di buttarmi in una
storia che è una cosa e invece può rivelarsi altro. No, mi dico, non può essere
così, andrà bene, c’è un’alchimia fra di noi.
Non
sono un uomo coraggioso. Ho tanti dubbi. In questa frammentazione si decide il
mio futuro. L’acqua che nutre la pianta e la paura delle nubi, di una pioggia
improvvisa.
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