mercoledì 24 aprile 2024

Aspettando Ulisse

di Cristina Podestà

D’amore e di gioia si increspano le onde del mare al passaggio delle sirene. La luce si fa più splendente e la chiarità delle acque consente di vedere il fondo. Le ragazze dai lunghi capelli guizzano e scherzano tra loro e attendono di vedere affacciarsi qualcuno. 
D’improvviso un volto: si fermano e si chetano. Termina il chiacchiericcio e, ammirate, osservano con interesse chi ci sia e se potranno attrarre o seguire. 
Ma tutto passa velocemente, loro continuano il proprio divertimento, sempre alla ricerca di un nuovo Ulisse. 

sabato 20 aprile 2024

Il dolore delle madri

di Marina Zinzani

(Commento di Angelo Perrone) Solo una mano. Il resto non si vede, ma non serve. Bastano gli indumenti, le pieghe, le forme a descrivere corpi e sentimenti, a raccontare lo strazio. Si intuisce il gesto, umanissimo e disperato, di cullare il corpo inanimato. Come un’ultima carezza, con la speranza assurda di confortare, forse rianimare. Ha qualcosa di eccessivo, intollerabile, ed esorbitante quest’immagine. Ciò che è coperto, nascosto alla viltà dei responsabili e del mondo, è visibile lo stesso. È la vergogna del dolore causato agli innocenti, a chi non ha alcuna colpa, se non quella di esistere dall’altra parte.

Alla fine rimane il dolore delle madri. In ogni guerra, in ogni luogo. Quel dolore che è uguale ovunque, a Gaza, in Israele, in Ucraina, in Russia. E da mille altre parti del mondo, in ogni posto in cui una madre piange per un figlio, ed anche per una persona immensamente amata.  
Una donna palestinese, dalla veste azzurra che ricorda il manto della Madonna, abbraccia il corpo senza vita della nipotina di cinque anni: quel dolore straziante è stato raccontato dal fotografo della Reuters Mohammed Salem in una foto chiamata “La Pietà di Gaza”, vincitrice del premio “World Press Photo of the Year”.
Michelangelo, con la sua Pietà, aveva saputo rendere universale quel dolore, rappresentato attraverso il marmo ma suggeritore di immagini, il percorso di una madre dentro un tunnel dell’orrore, un luogo negli inferi in cui non c’è né aria né luce, non c’è acqua, non c’è vita. Perché la vita era un figlio, o qualcuno che si amava, che dava un senso a tutto.
Le donne diventate come la Pietà di Gaza sono il racconto più terribile delle guerre. Alla fine è questo che rimane, prima di città bombardate, di luoghi di sole macerie. Prima di tutto c’è una donna che abbraccia il corpo senza vita di qualcuno che si amava.
Quel qualcuno poteva essere un figlio desiderato, cresciuto con le piccole felicità dell’infanzia. Una vita semplice con dei progetti, con la scuola, gli amichetti. Insegnargli il mondo, ogni giorno un pezzetto, insieme, con amore.
Poi, vent’anni dopo, qualcuno ha deciso che quel figlio deve andare a combattere e la madre si sente sprofondare. Non vive più, sa che ogni giorno può arrivare una notizia terribile. Prega in silenzio, implora Dio che il figlio torni a casa sano e salvo, che conceda la grazia di tornare tutti a una vita normale, maledette le guerre!
C’è anche un’altra donna che ha visto il proprio figlio diventare un assassino di persone innocenti, perché qualcuno gliel’ha ordinato, perché non poteva fuggire, perché così è la guerra. Sono ordini dall’alto che decidono chi deve vivere, chi deve morire. Ma la madre non l’aveva cresciuto perché diventasse un carnefice. Nessuno voleva la guerra. 
Michelangelo aveva raccolto il dolore di una madre, statua che racconta la pietà, lo strazio senza fine, il baratro, una vita senza più luce. Un racconto che continua oggi, in migliaia di immagini, come in quella della Pietà di Gaza.
La follia, l’aver perduto la ragione, il mandare il mondo ad un passo dal baratro: nel dolore delle madri c’è la tragedia di ogni guerra, di ogni violenza, di ogni attacco. Tragedia silenziosa. Nessuno parla di loro. Si parla di vendette, di territori, di persone come fossero numeri. 
In ogni casa, se esiste ancora una casa, se questa non è stata rasa al suolo, una donna piange tutte le sue lacrime per una perdita che nessuno potrà consolare. Si perde con la violenza un principio fondamentale della vita, la comprensione per l’altro. Le madri, tutte le madri, sperano, soffrono, invocano Dio che tutto questa smetta, in questa insensatezza che sembra non cessare mai, che porta solo distruzione e morte.

venerdì 19 aprile 2024

Pezzi di verità

di Liana Monti
 
Un giorno ti svegli
E non sai più chi sei
Percorsi che scegli
O illusioni che crei.
Pezzi di verità
O la verità a pezzi
Fra luce e oscurità
Con le lacrime li accarezzi.
I pensieri fanno rumore
Martellano costanti
Scandiscono le ore
Gli altri tieni distanti
Con muto dolore
Eppure vai avanti.

giovedì 18 aprile 2024

La guerra che divide la cultura

Foto Ansa
Il dilemma sulla collaborazione universitaria con Israele


(Angelo Perrone) La collaborazione con le Università israeliane è motivo di discussione nel mondo accademico e nella società italiana. Se viviamo in un mondo iperconnesso in cui nessuna disciplina è staccata dalle altre e ogni accordo può avere implicazioni belliche, è possibile immaginare attività immuni da conseguenze nefaste? Come orientarsi nella società democratica?

martedì 16 aprile 2024

Leonesse mancate

di Marina Zinzani

La natura non perdona, vince il più forte. Vince il leone, non conosce ostacoli di fronte ad una preda indifesa, fragile. 
Vince il leone anche nella vita degli uomini. Tante donne non sono state leonesse, se lo fossero state si sarebbero difese, e forse sarebbero ancora vive.

lunedì 15 aprile 2024

Pirandello, la vita in scena

Sei personaggi in cerca d'autore, Genova, 2015, con Gabriele Lavia
di Liana Monti

La vicenda si svolge all’interno di un teatro. Sul palcoscenico sono in corso le prove per la rappresentazione di un’altra opera di Luigi Pirandello.
Ad un certo punto, sei personaggi sconosciuti, senza preavviso, si presentano, salgono sul palcoscenico chiedendo di recitare il loro dramma, alla ricerca di un autore che li voglia ascoltare.

domenica 14 aprile 2024

L'arte e il tempo: Antonio Canova

Canova, Ritratto di Paolina Borghese, 1808 (Galleria Borghese, Roma)
di Marina Zinzani

Ammirare una statua di Antonio Canova è come catturare un frammento di vita del passato. In quella statua è conservata la grazia, la mano magnifica dell’artista, il tentativo, riuscito in modo eccelso, di rappresentare la bellezza anche in una veste scolpita nel marmo ma così delicata che sembra un velo agitato dal vento.

sabato 13 aprile 2024

Nebbia

di Liana Monti

La campagna, avvolta dalla nebbia,
sembra ancora addormentata.
Il sentiero vi si immerge
fra i campi coltivati con cura
i fili verdi di erba fresca
che un giorno diventerà grano
che sfamerà il popolo.
Le gemme sui rami

venerdì 12 aprile 2024

Scuola e cittadini

Presenza degli stranieri e funzione delle scuole


(Angelo Perrone) La questione della presenza degli stranieri nelle scuole implica un’ambivalenza di obiettivi e perciò rischia di essere fuorviante. Le basse percentuali di presenze, auspicate dal governo, dovrebbero essere compensate almeno con il raddoppio delle classi, altrimenti rimarrebbero un’astrazione e avrebbero l’effetto di contrarre l’istruzione rivolta a quei soggetti.

Quali parole

Isabel Allende e Paula Frias
di Liana Monti

«Ciò che non riverso in parole sulla carta lo cancella il tempo». (Paula di Isabel Allende)

Una madre che deve comunicare alla figlia emozioni, memorie, ricordi, vibrazioni, paure. La paura di perderla, di non potere più fare nulla per lei.
Seduta di fianco al letto in attesa del suo risveglio, tanto sperato quanto incerto. Tante cose ancora da dire. La necessità estrema di tenerla aggrappata a sé e alla vita stessa.