(Altre riflessioni in Garlasco, non è più un processo, Critica liberale, 29.5.25)
(Angelo Perrone) Il caso Garlasco si trasforma, non è più una vicenda giudiziaria. L’ultima di Nordio: “Irrazionale la condanna a Stasi dopo le assoluzioni”. Un ministro della Giustizia che esprime giudizi a gamba tesa su un processo specifico è un'anomalia nello Stato di diritto. Ci sono condanne irrevocabili e nuove delicate indagini in corso, strumenti processuali per l’accertamento della verità e per la verifica di eventuali errori o mancanze.
Non è previsto che la politica intervenga a dire la sua, senza averne titolo, e con argomenti inusuali. Travalicando il suo ambito di competenze, generando sospetti ed incertezze. Ma nulla frena Nordio, lui si schiera, alimenta i suoi dubbi personali, anziché stare al proprio posto. Non è forse questa un'ingerenza che mina le fondamenta dello Stato di diritto? L’autonomia della giustizia è un pilastro della democrazia.
Quando i legali di Andrea Sempio e Alberto Stasi, parti in causa, plaudono alle parole di un membro del governo, si palesa un doppio cortocircuito. Tra politica e giustizia, tra spregiudicatezza tattica e correttezza istituzionale. La politica non dovrebbe dettare il da farsi nelle indagini e nei processi. Né influenzare l'opinione pubblica sulle vicende giudiziarie, compromettendo la fiducia dei cittadini sull’equità della giurisdizione. La giustizia è indipendente, non terreno di conquista per chi detiene il potere.
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