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Visualizzazione dei post da marzo, 2015

Quel tempo lontano

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di Marina Zinzani C’era un tempo, lontano, in cui ogni cosa era facile, spontanea, quasi felice. C’era un tempo, altrove, in cui bastava poco per capirsi, per… chissà.

Le parole che non ti ho detto

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di Marina Zinzani Le parole che non ti ho detto… tante, sono state tante. Quella volta che mi ero arrabbiata volevo chiederti scusa anche tu forse volevi dirmi qualcosa ma non è successo niente…

Stagioni a passeggio

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(Foto Marco Pucci) Racconto di Giovanna Vannini Tratto da Le Passanti , Mostra fotografico-letteraria Stagioni in passeggio, si prendono il passo, dividono lo spazio. Dalle crespe grigie spruzzi di salsedine s’annidano sulla fronte, intorno agli occhi posati sul molo. Andranno le sciarpe, si riporranno i cappotti, nell’azzurro del verde si rifarà il mare. Passeggio in stagioni, negli abiti a fiori, con i piedi nei sandali. Nella tinta di sole che i giorni d’estate colora, scambieremo i loro volti.

Visione

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di Valeria Giovannini (ap) Piccoli gesti quotidiani non hanno più il sapore di un tempo.   Appartengono irrimediabilmente al passato, corrotti, privi di slancio. D’improvviso, ne subentrano altri, come per magia, a sorprenderci, stupirci. Possono giungere a cambiare il nostro cammino, oltre l’immaginazione.

Ombre

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di Marina Zinzani L’ombra le ferite non dette le parole nascoste le luci spente. Il fondotinta che copre le rughe silenzi in mezzo a tanta gente pagine girate in fretta.

Maschere

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di Valeria Giovannini Era un giorno d'estate, una torrida estate. Per l'ennesima volta avevi devastato il mio silenzio. Volevi spiare i miei pensieri. Volevi abitare la mia anima. La tua violenza mi aveva offesa. E io ho sentito una stretta alla gola. Mi mancava l'aria. Mi sentivo prigioniera, non potevo fuggire. Ho dovuto chiederti scusa. Per il mio silenzio. Per il mio rifugio. Fare buon viso a cattivo gioco. Ti ho odiato. Ho odiato me stessa. Per averti chiesto scusa. Per non essere fuggita. Avevo paura.

Scintille

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di Marina Zinzani Aspettare un treno binari davanti attesa e vuoto. Parlare con qualcuno senza guardarsi negli occhi. Comunicare con poche parole per cena.

Il campanello delle 8

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Racconto di Paolo Brondi Saverio Motta e Laura Baldi, ormai conviventi, vivevano tranquilli in una villa, da lei acquistata per una fortunata occasione, a Fiesole. Vi si accedeva varcando un cancello di ferro battuto e con aste intrecciate e in alto spadiformi e attraverso un viale fiancheggiato da elevati cipressi. A destra del cancello si trovava un portoncino recante la targa “Dr. Saverio Motta, radiologo”.

Alchimia

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di Marina Zinzani Echi di parole dure, cattive immagini che fanno male vuoto dei giorni, delle persone incognite e paure sale la rabbia rivendicazioni il male, nelle sue innumerevoli forme.