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Visualizzazione dei post da ottobre, 2023

Labirinto

di Maria Cristina Capitoni Il sentiero che diventa labirinto  un dipinto verosimile  ma accessibile  solo al pensiero  che però si distrae velocemente  l’ingresso è lì  ma la mente lo scorda  così ch’io debba vagare  nell’illusione di poter entrare  senza trovare la porta.

Donna in riva al fiume, le cose incompiute

di Marina Zinzani Quell’incontro non approfondito. Quella frase interrotta a metà. Lo sguardo di un padre verso il ragazzo della figlia, perplessità nascoste. Il litigio che non c’è mai stato per quieto vivere. Il sorvolare su una mancanza. Il cercare di capire una personalità e afferrarne solo una sfumatura. Lo sguardo di complicità di fronte ad un’ispezione, pensieri nell’aria fra colleghi. L’abbraccio che non ha bisogno di parole, in un momento in cui le parole non arrivano. Quel complimento che non si riesce a fare ad un figlio, che va nella scatola dell’orgoglio silenzioso.

Dissolvenze

di Cristina Podestà Piano piano tutto sfuma, resta solo il vapore e si rimane in attesa di cose nuove. E del vecchio che si fa? Resiste il ricordo.  Non il rimpianto, deve rimanere il ricordo di ciò che è stato bello e buono, di quello che ci ha fatto stare bene. Anche le persone passano. Quante epoche si vivono! Amici di adolescenza o di gioventù, di epoche passate care al cuore, conoscenti che si ritrovano nelle foto e dei quali ci sfugge perfino il nome, compagni di scuola persi e ritrovati, oppure persi per sempre.

Quale sogno

di Maria Cristina Capitoni Fu l’adolescenza dell’anima  a trovarmi ancora addormentata  convinta d’esser sveglia ferma sulla soglia di questo mondo assorta in un sogno profondo.

Donna in riva al fiume, il dialogo

di Marina Zinzani Si dice che il dialogo sia come un filo, un filo soggetto all’usura del tempo, all’arrivo della pioggia, al bruciare dei raggi del sole, un filo che non sembra d’oro ma dentro ha una parte sottile di oro. Il dialogo è concime. La madre che instaurerà un dialogo fin da subito con i figli, che avrà il tempo di ascoltare, di scendere nelle piccole vite dei bambini, avrà operato per il bene, i frutti prima o poi arriveranno, il concime sparso con amore porterà sicuramente dei risultati.

Terrorismo e coscienza morale

(Minori presi in ostaggio e deportati a Gaza, fonte Israele.net) Il giudizio morale sull’eccidio degli ebrei ( Il testo completo su Critica liberale 17 ottobre 2023 ) (Angelo Perrone) C’è una storia del conflitto israelo-palestinese, che, per colpa di tutti, non trova una soluzione da settant’anni; ma a prescindere dall’identità delle vittime ci sono anche dei punti fermi.  Stavolta è accaduto agli ebrei, come nella Shoah. La pietà è doverosa e ciò nulla toglie al sentimento verso gli arabi uccisi in passato o alla preoccupazione per i civili di Gaza in fuga dalla reazione di Israele. Questo fatto chiede il giudizio e la riflessione.

Donna in riva al fiume, l'umiltà

di Marina Zinzani Che cos’è l’umiltà, si chiede Setsuko guardando l’acqua che scorre. È l’imparare, il sentirsi piccoli per poi crescere, come una pianta che si nutre di sole, di aria, di vento. Quel vento portatore di conoscenza, di emozioni, in grado di impreziosire un’esistenza. L’umile è aperto al mondo. Chi crede di essere sempre dalla parte giusta, chi pensa che i suoi pensieri bastino, chi ha concetti granitici dentro di sé, non conosce le sfumature, i colori che mischiati fra di loro creano altri colori, non conosce un prisma la cui verità cambia girandolo appena un po’.

Il corpo delle donne

di Cristina Podestà Piccolo fiore appena sbocciato, non senti ancora lo spasmo del cuore. Tutti gli organi funzionano bene, sei perfetta. Il tuo corpo è, e tu non ti preoccupi di altro. È tutto regolare, hai appena aperto gli occhi sul mondo, tutto va bene.  Quando inizi a crescere questo tuo corpo diventa ingombrante: madri snaturate gridano che sei grassa, troppo per i canoni di bellezza in vigore. Altre mamme chiocce urlano che devi mangiare per mostrare un corpo florido e sano.  La prepotente adolescenza arriva con un turbinio di messaggi sul corpo. Vuoi fare la modella? Ma come ti vesti?

Donna in riva al fiume, la porta

di Marina Zinzani Si deve aprire la porta. Qualcuno suona alla porta. Qualcuno ha suonato, si deve per forza rispondere.  Quando una persona viene a mancare, si ripensa alla sua vita, alle porte che ha dovuto aprire. Alle notizie che ha ricevuto, dopo aver aperto la porta.  Notizie terribili. Persone che non dovevano entrare, eventi che non dovevano esserci. Porte aperte e qualcosa che ha richiesto coraggio, forza, il non cedere alla stanchezza, il non potere permetterselo.

Politica e popolo

La ricerca delle buone pratiche riformiste ( Il testo completo su Critica liberale 3.10.23 ) (Angelo Perrone) Ogni occasione è propizia per denunciare l’asimmetria dei rapporti tra destra e sinistra. È quella strana condizione per la quale ciò che riesce alla destra si mostra inefficace per sinistra. Esempio: la politica di opposizione. Un successone per la destra, tanto che l’elettorato l’ha premiata.

In fuga

di Maria Cristina Capitoni Non nelle passate note la via di fuga perché risuonano tutte nella stessa stanza dove son rinchiuse e dove anch’io ritorno  quando le ascolto anche se non voglio.

Donna in riva al fiume, la cortesia

di Marina Zinzani Siamo disabituati alla cortesia, pensa Setsuko. Quella persona mi ha ferito, alzando la voce e aggredendomi senza un reale motivo. Un uomo in un negozio che ha pensato che io volessi passargli davanti, ma non l’avevo visto. Il medico che usa parole di routine per lui, a suo modo terribili, che mi inquietano non poco.  La cortesia è un passo indietro, è il timore di ferire l’altro, è il non essere invadente, il non giudicare.

Donna in riva al fiume, il sacro

di Marina Zinzani Il sacro. Cos’è sacro? Un luogo, un oggetto, anche un fiume che si guarda scorrere in silenzio, è una solitudine profonda. E' un raccoglimento delicato, dolce e malinconico, gentile verso la creatura che lotta, che cade, si rialza, è inquieta, ha paure, irradiata da qualche raggio di sole. Cos’è il sacro, si chiede Setsuko. E ricorda una tavola apparecchiata, il cibo della madre, l’armonia di quando si era bambini.

Visitare luoghi del passato

La cucina di casa Balla (Commento a “A casa dell’artista Giacomo Balla” ) di Marina Zinzani Quando si visita la casa di un artista si entra in una situazione particolare, soprattutto se si conoscono le sue opere, se si è avuto un trasporto, un forte interessamento. Si entra con curiosità in stanze, si vedono i suoi oggetti, si ammirano arredi, abiti, strumenti di lavoro.

Sospiro di vita

di Cristina Podestà Di tristezza un velo scende sul volto quando, di fronte ad un bimbo mai nato per mano del padre, la luce del sole diventa oscurità.  E quel giorno ascoltai la notizia attonita e perdente, in un istante compresi la vanità e l’incoscienza, la superficialità che arma la mano ai folli, la facilità con cui si intrecciano rapporti e vite, la banalità di cui siamo rivestiti.  Chiusi gli occhi pensando alle creature nei grembi materni, alla vita che corre verso varie mete, ai progetti e ai programmi interrotti, ai sogni infranti, a luci spente a causa del male che serpeggia tra noi, incurante di ogni sospiro di vita. 

A casa dell'artista, Giacomo Balla

(La casa di Giacomo Balla a Roma, ap) (Angelo Perrone) Conoscere il luogo dove l’artista è vissuto (siamo a Roma, via Oslavia) è un'esperienza suggestiva, specie in questo caso. Giacomo Balla (1871-1958), pittore, scultore, scenografo, coltivava l'idea dell'arte totale: non solo il singolo oggetto, inventato o immaginato, ma la stessa sua abitazione (luogo di ideazione e realizzazione) devono rispondere alla stessa concezione estetica. Dalle cose di uso quotidiano agli accessori, alle rifiniture, tutto esprime il gusto dell’artista, ad inizio ‘900 di stampo futurista. Persino il bagno con certe mattonelle, o le pareti del corridoio con i quadri appesi precariamente in modo che siano mossi dal vento romano che si infiltra audace tra le stecche delle persiane, o i semplici pavimenti su cui ci si muove ogni giorno.

L'argine

di Maria Cristina Capitoni Quella corsa sull’argine fu forse troppo breve per lasciare il segno avrei dovuto correrla fino alla fine del fiato  per non dover poi tornare indietro  a quegli istanti felici solo nel ricordo  scanditi in fretta per nascondere  un dolore sordo.

Lacrime

di Cristina Podestà Sentire un sorriso rivolto a lei, portò la bambina a girarsi. Gli occhi immensi si soffermarono sulla bocca della persona che le aveva sorriso, nascosta alla vista della madre che la teneva per mano.  Era una donna di una certa età, una bella signora vagamente somigliante alla mamma. La piccola la guardò per molto tempo e lei, quasi imbarazzata, le fece un cenno con il viso. Intorno era tutto sereno e il gelataio vicino.  “Mamma” chiese Ludovica “posso andare a prendere un gelato?”