giovedì 21 marzo 2013

L'isola che non c'è: Caro Babbo..





Racconto di
Vespina Fortuna *






Caro babbo,
da quando sei andato via, qui è tutto cambiato e se tornassi ora, non riconosceresti più nemmeno i tuoi figli e tua moglie. Non so se sia cambiato in meglio o in peggio, comunque è cambiato e non tornerà mai più come prima. 



Chissà perché, quando ci viene la nostalgia dei tempi trascorsi, ci sembra che quei giorni fossero tutti belli e divertenti, mentre allora, ci sembravano esattamente come le giornate di oggi, normali e a volte anche noiose. Walter è sempre lo scapestrato di allora, quando ti faceva arrabbiare e diventare verde di bile. Se tu fossi qui, te lo chiederei “Perché ti accanivi tanto con Walter? Perché non ti sei mai arreso al fatto che era diverso da te e da tutti noialtri?” Lo volevi raddrizzare a suon di calci nel culo, ma lui è fatto così, ognuno è fatto a suo modo e quelle grida e quelle arrabbiature che ti pigliavi, sembravano rafforzarlo.


Dopo che sei partito lo hanno persino arrestato e io mi sono preso un colpo quando ho visto le guardie che rovistavano ovunque, neanche che la nostra, fosse stata la casa di un mafioso. Babbo mio, quante te ne sei perse! Beato te, a volte mi vien da dire. Da quando sei partito, è come se qualcuno avesse tolto il laccio che teneva un mazzo di spighe, siamo franati tutti, uno ad uno. Abbiamo perso il comandante della nave e ognuno di noi ha preso una scialuppa ed è partito seguendo la propria rotta. Ma è giusto così! Padre, madre, figlio, sorella, fratello, zio, nonno, suocero, nuora, genero, sono solo nomignoli che ogni famiglia si dà per esser certo di far parte di quel clan, una specie di piccola isola privata, dove quel che succede all’interno deve restare sconosciuto agli altri, i famosi panni sporchi che si lavano in casa!


E a lungo andare si cresce insieme, perdendo l’identità, in casa, e restando fino alla fine madri, padri, figli, fratelli e nonni e interpretando un ruolo che non è il nostro per compiacere gli altri. Ma cos’è allora, una famiglia? Un nucleo di persone che recitano una parte e chi non recita bene, viene guardato di traverso? Forse Walter non aveva voglia di prendere parte alla nostra recita, chissà! O forse, magari, avrebbe voluto essere lui l’attore principale e non gli piaceva il ruolo di figlio. O forse non aveva semplicemente voglia di giocare con noi. Chi può dirlo? E che importa ormai, quando è passato tutto questo tempo e ormai Walter ha i capelli bianchi e gli occhiali per vedere da vicino?


Anche io, sai, li porto, adesso, il tuo piccolo papero si è fatto grande, anzi, quasi vecchio! Ha preso la sua scialuppa di salvataggio ed è partito a costruire una nuova vita, e ce l’ha quasi fatta a raggiungere l’isola che non c’è, ancora qualche anno, forse, chissà, o mai, l’importante è non perdere la rotta e andare, andare sempre, perché inseguire il sogno è il più grande insegnamento che ho ricevuto da te. Inseguire il sogno, non importa che si raggiunga o no, è il sogno che conta, non la mèta!



Vive a Roma. Racconta che il mare, il vento, la luna sono i principali motivi ispiratori  delle sue poesie. Viaggiatrice con interessi eclettici, è approdata alla scrittura di romanzi, con digressioni nel mondo dei racconti, delle fiabe, anche mediante l’uso del romanesco o la sperimentazione di nuovi linguaggi (Segue nella pagina: Collaborando con la Rivista).









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