venerdì 29 marzo 2013

Eugenio Scalfari. La figura del Padre nell'Italia di oggi




Il Padre che non c'è 
e il Paese impaurito
di EUGENIO SCALFARI

pubblicato su Repubblica il 24 marzo 2013

Qualcuno s'incomincia ad accorgere che è venuta meno la figura del padre e che questa lacuna di paternità è una delle cause non marginali della perdita d'identità e della nevrosi diffusa che da molti anni affligge il nostro Paese e non soltanto.



La gerarchia familiare aveva il compito di trasmettere l'identità, la memoria storica e il sapere orale. Ebbene, questo mondo è affondato. L'affievolimento e poi la scomparsa della figura paterna hanno molte cause.

Ma una società non può vivere senza modelli che le consentano di rispecchiarsi e di conservare memoria di sé.

Il disagio che ha pervaso la società occidentale deriva appunto dall'assenza di rispecchiamento e di memoria. La stessa decadenza delle classi dirigenti ha la sua causa nel deperimento dei modelli paterni. Non a caso venivano chiamati "padri fondatori" coloro che stabilivano le regole della convivenza sociale e politica.


Padri del Risorgimento


Venuti meno quei modelli la società ha perso la capacità di darsi regole condivise; si parla di continuo della loro necessità, ma nessuno è più in grado di produrle poiché a nessuno viene riconosciuta un'autorità fondativa che superi gli interessi settoriali e s'imponga in nome dell'interesse generale.
Una società senza padri è dunque destinata a una continua e progressiva parcellizzazione che ne paralizza il funzionamento e rende impossibile la produzione di regole democraticamente accettate.
Gli individui non sono in grado di uscire da questa disagiata condizione che, esaltando gli interessi settoriali e gli egoismi di gruppo, si allontana sempre di più dalla auctoritas produttrice di norme generali. Il malessere cresce ed è comunemente avvertito sicché, proprio nella fase in cui la figura paterna ha ceduto il campo, risorge il bisogno di recuperare almeno alcune delle funzioni ad essa affidate; anzitutto quella di indicare le regole basilari del comportamento, di amministrare la giustizia sulla base di quelle regole, di praticare la caritas e la pietas, due attributi tipici della figura paterna e dell'autorità fondativa.

Padri della Repubblica

Ma soprattutto la nostalgia del padre è motivata dal bisogno di sicurezza psicologica che egli diffonde. Senza di lui il mondo diventa insicuro per i figli orfani e non preparati a surrogarlo.
Ovviamente non si nasce padri, lo si diventa col vivere e attraverso il vivere. Lo si diventa quando si riesce a comprendere l'Altro superando le ristrettezze nelle quali l'Io inevitabilmente ci racchiude.
Ci sono state e sempre più ci saranno donne in grado come e più degli uomini di darsi carico dell'altrui.
Ecco perché la auctoritas paterna, con il suo corredo di giustizia, comprensione, regole condivise, carità e pietas non sarà appannaggio soltanto maschile in un mondo dove i limiti del sesso sono stati infine dissolti in una più ampia concezione della humanitas.

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(ap) Eugenio Scalfari ricorda che questo testo – qui riportato in modo sintetico - fu scritto quindici anni fa, esattamente il 28 dicembre 1998, su Repubblica. Stava per scadere il mandato di Oscar Luigi Scalfaro da presidente della Repubblica. Nel maggio del 1999 fu eletto Carlo Azeglio Ciampi e nel maggio del 2006 Giorgio Napolitano, entrambi dotati di “quel requisito di civica paternalità” che sono auspicati nel testo che precede. E’ stato ripubblicato il 24 marzo 2013  sullo stesso giornale, nell’imminenza della scelta del nuovo inquilino del Quirinale.

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