sabato 2 settembre 2017

La stupidità? Un mito in ogni tempo

Definita una malattia della cultura, la stupidità potrebbe essere soltanto una “brezza ironica”

di Paolo Brondi

Ennio Flaiano notava - in un elzeviro apparso sul Corriere della Sera del 13/3/69 - che la stupidità aveva fatto, grazie ai mezzi di comunicazione, "progressi enormi", riuscendo a nutrirsi d'altri miti e persino a ridicolizzare il buon senso.
In una conferenza tenuta a Vienna nel 1937, Robert Musil distingueva due tipi di stupidità: una "onesta" e l'altra "sostenuta". La prima è il sintomo d'una mancanza d'intelligenza, la seconda dell'intelligenza che sanziona il fallimento.
La prima è una sorta di domenica del pensiero, una specie di paese dei balocchi, frammenti di riflessioni errabonde passeggiano tenendosi a braccetto, a volte urtandosi senza residui polemici, altre volte suscitando irragionevoli émpiti di commozione. Nel regno della stupidità onesta spira una brezza lievemente ironica e dubbiosa, si ha la sensazione d'una precarietà essenziale e ci si può trastullare senza colpa con un'ispirazione fugace e distratta.
Al contrario, nel regno della stupidità sostenuta non v'è spazio per il caso, la mente è sempre indaffarata con pensieri che non riguardano la vita dei pensatori medesimi ed è affaticata dall'esercizio continuo d'una intelligenza prevaricatrice e superflua.
"Questa stupidità sostenuta" - scrive Musil - "è la vera malattia della cultura. Descriverla è impresa quasi senza fine. Essa tocca i valori più alti dello spirito e contribuisce a vivacizzare la vita spirituale, ma soprattutto la rende incostante e sterile.
Non v'è pensiero importante che essa non sappia utilizzare, è mobile in tutte le direzioni e può indossare tutte le vesti della verità. Non è una malattia mentale, eppure è la più letale delle malattie dello spirito: è una malattia pericolosa per la vita stessa”.

1 commento:

  1. Cosa direbbe Flaiano, se scrivesse quell'articolo d'oggi, in un tempo in cui la stupidità "del secondo tipo" (nella quale c'è sempre una macroscopica componente di presunzione) si è moltiplicata quanto meno per mille? Viene toccato davvero uno degli argomenti che sono fonte di maggior sbigottimento per me
    Da Francesco Gozzi

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