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Gola di luci: una poesia di Giorgia Deidda

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( Giorgia Deidda)      ▪️ Era l’ultimo quarto di luna. Uscii nel bosco ed attraversai il sentiero di pini sentendomi toccare dalle gocce di pioggia che cadevano dagli alberi anneriti, e la terra bagnata la sentivo tutta tra la fragranza del diluvio e la freschezza dell’aria risanata. Mi sedetti sull’erba a rimirare le stelle; Venere formava una gola di luci con l’altre costellazioni d’intorno,

Affrontare la realtà, la lezione politica di Giacomo Leopardi

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La lezione di Giacomo Leopardi ha un significato anche politico, utilissimo oggi. Il potere è esercitato senza la consapevolezza dei suoi limiti e, dopo 200 anni, Leopardi insegna ancora a saper fare i conti con la realtà: conoscerne i limiti serve ad apprezzare la bellezza del quotidiano (ap) Viviamo tempi confusi e non sappiamo orientarci. Vaghiamo spesso senza meta, tra cose brutte e incolori, incapaci di reagire. Non sembrano affatto 200 gli anni trascorsi da quando Giacomo Leopardi scrisse L’infinito . Migliaia di studenti a Recanati , dove il poeta nacque, e in molte piazze, aule di scuola, sono tornate a recitare la somma poesia, e a riflettere sul suo significato oggi.

Incontrarsi, di nuovo

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Una seconda possibilità, dopo un incontro casuale, è quella cui vanno incontro Giulio ed Anna Racconto di Paolo Brond i Partì di buon’ora, in un mattino invernale. Il sole stava spuntando e la temperatura era assai fredda, ma il riscaldamento in macchina non ne faceva sentire l’effetto. Il traffico era abbastanza scorrevole e alle 9,30 aveva già raggiunto l’autogrill Cantagallo per una sosta. Trovò ressa al banco del bar ed a fatica riuscì a trovare spazio per ordinare un caffè.

Uno sguardo, oltre le finestre di casa

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La casa (restaurata) di “Silvia”: una prospettiva inedita per il canto libero di Giacomo Leopardi (ap) Le finestre del palazzo di famiglia affacciavano proprio su quella casa, adibita a scuderie, posta in una piccola piazza di paese, nella quiete delle colline marchigiane, a pochi chilometri dalla Riviera del Conero e non lontano dai Monti sibillini.  Lì, nella casa di fronte, a pochi passi, abitava Teresa Fattorini, la giovane figlia del cocchiere, che vi trascorreva le giornate intenta a lavori di cucito e alla tessitura di stoffe pregiate, e morì di tubercolosi a soli ventun anni.