Passa ai contenuti principali

Imbrattare l'arte per il clima?

La tendenza a colpire quadri famosi per richiamare l’attenzione

(Il testo completo su La Voce di New York)

(Angelo Perrone) Non è rimasto danneggiato il quadro “Il seminatore” di Van Gogh che alcune ecologiste hanno cercato di imbrattare a Roma con una zuppa di piselli.
L’azione è stata solo l’ultima di una serie di blitz analoghi, accomunati dal metodo. A Londra, in Germania, altrove. Lanciare sostanze contro quadri famosi od altre opere, per ribadire l’urgenza della crisi climatica. 
Le proteste si sono intensificate in vista della Cop27, la 27esima conferenza Onu sul clima., senza effetti. Il palcoscenico mondiale presenta contraddizioni, inerzie e negligenze. Si comprende come possa maturare, nei giovani, la tentazione di gesti estremi, quali il danneggiamento delle opere d’arte. 
È controproducente però che ci si accanisca contro opere d’arte. La protesta non è rivolta verso le cause del disastro ambientale.
Un quadro non è simbolo della crisi. L’arte è altro, e in fondo proprio questa diversità ha spinto gli attivisti a colpirla. Il risultato è stato banalizzare e distorcere il messaggio, equiparando l’ambientalismo al vandalismo. 
È stato anche un errore di prospettiva. «In un futuro dove faticheremo a trovare da mangiare, come possiamo pensare che l'arte sarà tutelata?", dicono gli attivisti.
La natura non è in contraddizione con l’arte che è narratrice dell’esistenza di chi ci ha preceduto. È amica della vita, sua alleata. Non può diventare vittima come il clima, oggetto di sfruttamento per lanciare messaggi.

Commenti

  1. Esiste una forte disarmonia tra ciò che si racconta e ciò che si fa, tra i principi gridati al vento ed i comportamenti. Questo capita a tutti i livelli, sia dei "grandi", che propongono meetings che poi lasciano il tempo che trovano, sia del popolo che si qualifica con nomi Altisonanti come "ecologisti" ma poi tiene comportamenti scorretti quanto inutili. Bisogna trovare un equilibrio e una coerenza, ancora purtroppo assente da entrambe le parti.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

👻 Varosha e il vuoto: la città fantasma di Cipro come specchio interiore

(Introduzione a Daniela Barone). Varosha non è solo un quartiere abbandonato di Famagosta, ma il simbolo di un trauma storico congelato all'estate del 1974. Tra le sue rovine silenziose e le spiagge un tempo meta del jet set, si nasconde il racconto della violenza e della perdita, ma anche una profonda lezione filosofica. Il suo status di "non luogo" si riflette nel vuoto interiore che, come esseri umani, siamo costretti ad affrontare.

📱 Dipendenza da notifiche e paura di restare fuori: perdersi qualcosa è una gioia

(Introduzione ad a.p.). L’iperconnessione asseconda il bisogno di controllo sulle cose e alimenta l’illusione che tutto, sentimenti e informazioni utili, sia davvero a portata di mano. Ma genera ansia e dipendenza. Questo ciclo vizioso è alimentato dalla chimica del nostro stesso cervello. Perché non pensare ad una "disconnessione felice" scoprendo il gusto di una maggiore libertà e della gioia di perdersi qualcosa?

⏳ Natale e la tirannia del presente: riscoprire l’attesa

(Introduzione ad a.p.). Abbiamo perso il senso del tempo, limitato al presente precario e fugace: occorre riscoprire il valore dell’attesa e della speranza, che hanno un significato religioso ma anche profondamente laico. L’iperconnessione e la continua ricerca di stimoli ci hanno reso schiavi di una visione frammentata, incapace di guardare oltre l'orizzonte immediato. Il Natale, con la sua simbologia, ci offre un antidoto a questa tirannia. • La corruzione del tempo (a.p.) ▪️ Quanti di noi, ogni momento, sono intenti a guardare il proprio cellulare? Immersi nella connessione perenne, con tutti e tutto, e dunque con niente? C’è l’ingordigia di cogliere qualsiasi aspetto della vita corrente, nell’illusione di viverla più intensamente che in ogni altro modo. Un’abbuffata di notizie, video, contatti con chiunque, senza sensi di colpa per questo sperdimento continuo del nostro esistere. Questo è il sintomo di una società dominata dalla "paura di restare fuori" e dalla ricerc...

Lettera di un padre alla figlia che parte

(a.p.*) ▪️ L'annuncio e i ricordi. “Papà, abbiamo intenzione di sposarci”. È la frase che ogni genitore si aspetta di sentire prima o poi, che ascolta con qualche timore, e con cui deve confrontarsi, facendo i conti con un groviglio di emozioni. La sua bambina è improvvisamente cresciuta, e lui, il genitore, non è più l’unico uomo, o donna, della sua vita, il soggetto principale intorno al quale la vita del figlio ha ruotato per tanto tempo. Pagine di letteratura, saggi, immagini di vita quotidiana, scene cinematografiche memorabili sono dedicate a questo tema eterno e sempre attuale: il figlio che lascia la casa paterna e comincia una nuova vita. E il padre e la madre, di fronte a quell’annuncio, rivedono, in sequenza, tanti passaggi della vita familiare. 🎈 Radici d'infanzia: Fregene, film e confidenze Anche a me è capitato, come a quel genitore, nel film “Il padre della sposa”, di ricordare alcuni momenti trascorsi con te, Daria: La carrozzina che ...

🎵 Baby Gang e responsabilità: quando sceglievamo l’ultimo LP di Battiato

(Introduzione a Maria Cristina Capitoni). Di fronte agli episodi di cronaca che vedono protagonisti i giovani e le cosiddette "baby gang", la tendenza comune è cercare colpevoli esterni: la scuola, la famiglia, la noia. Ma è davvero solo una questione di mancati insegnamenti? In questo commento, l'autrice ci riporta alla realtà cruda degli anni '80, dimostrando che anche in contesti difficili, tra degrado e tentazioni, esiste sempre uno spazio sacro e inviolabile: quello della scelta individuale. Le inclinazioni dei giovani: gli insegnanti e le scelte dei ragazzi (Maria Cristina Capitoni) ▪️ La criminalità tra i giovani? Ovvero baby gang? Non è solo un problema di insegnamenti. Non c'è bisogno che un professore ti insegni che dar fuoco ad un barbone, massacrare di botte un tuo coetaneo non è cosa buona e giusta. Spesso poi questi "ragazzi" provengono da situazioni agiate, tanto che dichiarano di aver agito per noia. La mia giovinezza, erano gli anni ‘8...