venerdì 2 ottobre 2015

Il colore degli angeli



(ap) Il 2 ottobre è la festa mondiale degli angeli. Di questi tempi, non importa essere credenti,  né occorre necessariamente peccare di imperdonabile ingenuità, per interrompere le nostre fatiche quotidiane, concederci una breve pausa e pensare di invitare il nostro angelo, e tanti amici con lui, ad una festa.


Ognuno, pensandoci bene, può davvero convincersi senza sforzo di non essere del tutto solo nel mondo, ma di essere sempre accompagnato nei suoi passi, quelli più duri e quelli più felici, da qualcuno pronto a vigilare su di lui, a vegliarne il cammino, a gioire di ogni progresso di cui sia protagonista.

In fondo, un’anima non è mai senza la scorta di qualcuno; è bello pensare o illudersi che sia sotto la custodia di uno spirito illuminato. Scrisse San Bernardo di Chiaravalle: “Gli angeli sanno bene che l’anima nostra, l’anima di ciascuno, ha più valore di tutto il mondo”.
Nella storia della salvezza, certo, gli angeli avevano da Dio l’incarico prestigioso di proteggere il popolo eletto, e Gesù ricordava che essi, secondo il disegno divino, erano posti a difesa dei più piccoli perché vedevano sempre il volto del Padre che sta nei cieli.
Proprio perché figure mediatrici tra il cielo e la terra, gli angeli sono stati sempre rappresentati come esseri alati. Già il nome (che deriva dal greco anghelos=messaggero), racchiudeva sin dall’origine  il significato del loro esistere; e la missione di svolgere un incarico, di portare un messaggio.

Oggi,  il tema degli angeli, scomparso dai sermoni religiosi forse per il falso pudore di menzionare una credenza ingenua ed  irreale, è riemerso prepotentemente sul terreno dei media, anche in versione new age, ispirando musiche di atmosfera, quando non anche animando spot pubblicitari per oggetti di uso corrente.

L’immagine degli esseri alati e surreali, persino simbolo di giustizia in tutte le rappresentazioni che li mostravano impugnando lunghe spade affatto minacciose (come sulla vetta del castel S. Angelo a Roma),  ha ceduto il passo ad altre, forse più moderne e coerenti con i tempi, ma sicuramente meno suggestive.

Ora, quella stessa icona dei tempi andati è riproposta in versioni più attuali che rendono gli angeli alla fine simili a buffi paggetti riccioluti dell’800, bambolotti sorridenti, talvolta figure con un’essenza buffa se non ridicola.

Non importa però che oggi prevalga solo l’aspetto estetico e formale; per un giorno almeno, se non per sempre, si può ancora correre il rischio di apparire creduloni, e fuori dal tempo.

A dispetto di tutto e delle mode effimere, per una volta è lecito ancora pensare dolcemente all’angelo custode come al nostro migliore amico, con cui può capitare di trovarsi un momento a prendere un caffè o a bere una birra, scambiando quattro chiacchiere, per raccontargli sommessamente la storia che stiamo interpretando su questa terra.



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