di Marina Zinzani
Qualche sera fa è stato trasmesso dalla Rai un film delicato ed intenso, “I figli degli altri” (disponibile anche su Raiplay). Un film che tocca il tema della maternità mancata con rara sensibilità.
Una donna, Rachel, ha una relazione con un uomo separato che ha una bambina. Lei è un’insegnante, è in mezzo ai ragazzi, e non ha avuto figli. Ne vorrebbe uno ora ma, data l’età, sa che il tempo stringe e che ha poche possibilità.
Nel frattempo si lega moltissimo alla figlia del compagno. La segue, le sta vicino, le vuole bene. Una nuova famiglia. Anche se Rachel vorrebbe averne uno suo, di figlio.
Il quadretto famigliare allargato potrebbe andare bene, ma il compagno piano piano si allontana. E con lui, inevitabilmente, la piccola a cui Rachel si era tanto affezionata.
L’essere madre, per questa donna, probabilmente non sarà possibile, non ha più una relazione. Ma ci sono forse anche altri modi per essere madre, forse lasciando il segno nella vita di qualcuno, di un ragazzo.
Il tema è delicato, quello degli incontri, quello di anime che percorrono un po’ di strada insieme e poi si allontanano, e per qualcuno questo scivola sul velo della malinconia, della considerazione che tante cose sono di passaggio, che forse tutto è di passaggio. Quello che resta è la consapevolezza che anche quell’esperienza, pur finita, non è stata sbagliata, che quell’amore che si è dato non è stato un momento vano. Anche se dall’altra parte non è stato raccolto o apprezzato abbastanza. In quel momento ci si credeva, all’amore, e si è espresso qualcosa, si è espresso sé stessi.
La maternità sotto varie forme, anche verso i figli degli altri. L’essere solo la fidanzata del padre. La consapevolezza crudele che Rachel non vedrà più come prima la figlia del compagno diventa la manifestazione dei suoi limiti: lei non ha un figlio suo, lei manca di qualcosa, lei ha cercato di essere madre di una bambina, ma la piccola la madre ce l’ha già. Quale collocazione trovare?
Ma c’è anche altro. Si può essere madri in altre forme, forse. Si può essere in equilibrio anche senza essere madri. Si può apprezzare la vita nonostante tutto. Si può. Si possono fare tante cose, vedere l’esistenza da altre angolazioni. Come fa alla fine Rachel, nel suo sorriso consapevole che l’avere dato una forma di affetto ad un suo studente ha segnato forse la vita del ragazzo. Come fosse stata una madre.
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