martedì 17 febbraio 2015

Di notte sotto la pioggia


di Marina Zinzani
Tratto da I racconti della pioggia

(ap) Lo sguardo proiettato verso l'esterno, quello che gli altri pensano, come reagiranno. Lo abbiamo introitato dentro, è parte del nostro modo di pensare, e non ci permette di vedere l'essenziale, di capire non solo il giusto, ma il bello.


Era notte, una notte fredda, gelida, con il vento, il vento e i pensieri che non gli davano tregua. Vincenzo aprì la finestra del balcone. Pioveva. Una pioggia che era cominciata da qualche ora. Le auto là fuori. Auto che si fermano. Prostitute per strada. Anche maschi. Uomini che vanno con uomini.
I pensieri fastidiosi da ore. Pensieri che portavano sudore nel corpo, la bocca amara, il bisogno di bere, di andare in cucina. Di aprire il frigorifero. Non c’è niente nel frigorifero, accidenti.
Avrei dovuto portarlo a giocare a calcetto con me. Sport da maschi. Invece lui ha preferito un corso di danza. Dovevo capire. Capire già da allora.
La gente riderà di noi. Vallo a dire a tuo nonno, quello che ha sani principi, che critica le gonne sopra il ginocchio. Sono puttane, quelle, dice…  Vaglielo a dire…
E tua nonna, tua nonna vuole diventare bisnonna, in fondo potrebbe accadere, mica è così vecchia…  E i parenti di tua madre… Tuo zio, che ha fatto tre figli,  vaglielo a dire a tuo zio quello che sei…
Quello che dirà la gente. I miei colleghi, quelli che parlano sempre di donne, quelli  che sono nonni, dicono che è una cosa bellissima essere nonni…  E io cosa dirò, cosa dirò…
E la vicina di casa? Quella stupida che controlla tutto e tutti, un giorno o l’altro le dico che deve smetterla…
Dovevo essere più forte. Impormi. Le donne, le donne sono troppo asfissianti. Una madre che ti è stata sempre dietro, che si offende quasi se non le dici nulla. Deve esserci lei, accidenti, sempre, a dire l’ultima parola. Dovevo intervenire. Fare l’uomo.  Fare l’uomo.
I genitori che accettano, che dicono “Basta che tu sia felice”. No, non si può dire così. Non mi viene, non mi viene, accidenti.
Uomini che vanno con uomini. Macchine che si fermano di notte, mercato di donne e di uomini.
Alessandro, suo figlio. Da un’altra parte, in un’altra casa. Lontano. 

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