Passa ai contenuti principali

Edvard Munch, l’urlo che ci angoscia

di Marina Zinzani
(Commento di Angelo Perrone)

(ap) “L’urlo", il dipinto ad olio realizzato ad Oslo da Edvard Munch, è uno dei più famosi dipinti dell’espressionismo del ‘900. In primo piano compare una persona che grida; è simbolo di angoscia, paura, forse smarrimento. Tutta la vita del pittore norvegese ne fu segnata. Molte le interpretazioni che ne sono state date. La visione di un tramonto rosso bastò a suscitare quel senso di disperazione? Fu così devastante sentirsi piccolo nell’universo?

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata.
Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura.” 
Edvard Munch camminava con due amici ed accadde un fatto inspiegabile, che andava oltre le normali percezioni. Cosa vide? Cosa accadde dentro di lui, tanto da vedere il cielo che diventava rosso sangue, e da sentire un urlo che si levava sopra ogni cosa, disumano e terrificante? Cosa sentì realmente solo lui, perché i suoi due amici non si accorsero di niente.
Era l’urlo del ‘900 che stava per iniziare, secolo in cui il sangue ha bagnato interi popoli, secolo di guerre, di devastazioni, di dolori inenarrabili? Era questo che captò?
Il dipinto di Munch, nelle quattro versioni che ne fece, cerca di rappresentare quell’urlo, in cui ogni cosa è deformata, partendo dalla natura che non ha più le sue forme, né i suoi colori. E anche la figura umana sembra sconnessa, quasi aliena forse di fronte a cose aliene.
Ma solo lui sente, e non i suoi amici. E infatti rappresenterà quella scena in modo quasi realistico, due uomini sono su un ponte, indifferenti. Cos’è l’indifferenza, quella che permette di non vedere il cielo rosso sangue e le cose distorte?
Il secolo del ‘900 ne ha avute tante di ferite, interi palazzi, nostre passate certezze, sono crollati. L’urlo che nessuno sente dei più poveri, di chi annega in mare fra le acque gelide e nere della notte, quella notte che sembra ingrigire anche le nostre luci del giorno, il grido di dolore soffocato di chi è rimasto indietro, di chi non ha più neanche la speranza di una vita migliore. Ed è anche un urlo di chi si sofferma e pensa, e si domanda, si chiede. Vicino a lui ci sono persone indifferenti, che non sentono niente, distanti da tutto e in fondo discretamente serene, come succede a chi non si interessa, a chi non è toccato da nulla, a chi non si indigna, e vede solo il proprio piccolo, piccolissimo mondo.
Precursore dei tempi, o rappresentazione di un dolore antico, che nasce con l’uomo? Non sapremo mai cosa accadde quel giorno. Munch ha cercato di dircelo, in qualche modo, dipingendo il quadro. E tutti, almeno una volta purtroppo, l’abbiamo sentito familiare.

Commenti

Post popolari in questo blog

🎄 Il paese del pavimento storto: una fiaba elettorale di Natale

(Introduzione ad a.p.). In un momento di fiabe natalizie, un cittadino - perditempo - si interroga sulla natura della riforma della magistratura. Ne nasce un dialogo immaginario, che è un invito a guardare oltre la propaganda e a scoprire cosa si nasconde dietro la bandiera della "separazione delle carriere". (a.p.) ▪️  C’era una volta un’infiltrazione d’acqua... C’era una volta, in un regno non troppo lontano chiamato Italia, un popolo di cittadini laboriosi che viveva in case con i pavimenti pericolosamente inclinati e i tetti che facevano acqua da tutte le parti. Qualche buon tempone le chiamava "Cittadella della Giustizia". Sotto Natale, mentre tutti pensavano ai panettoni, si sparse la voce che il Gran Cerimoniere del Regno, il saggio Nordio, avesse finalmente trovato la soluzione. Non si trattava di riparare le travi o livellare i pavimenti (troppo faticoso, troppo tecnico!), ma di una riforma estetica chiamata "La Grande Separazione". Il popolo era ...

Il tabù della morte e il profumo dei fiori 🥀

(Introduzione a Daniela Barone). Esistono luoghi dove il tempo sembra fermarsi per lasciare spazio all'essenziale. In questo racconto, Daniela Barone ci conduce tra i corridoi dell' hospice di Bolzaneto, dove la cronaca del volontariato si intreccia con il ricordo personale e la saggezza dei bambini. Una riflessione preziosa su come il confronto con il limite possa insegnarci, paradossalmente, a vivere pienamente. « La morte non è l’opposto della vita, ma parte di essa. » (Haruki Murakami) (Daniela Barone) ▪️ 2022 Tra i fiori di Bolzaneto Attraverso il giardino per raggiungere l’ hospice di Bolzaneto; è pieno di fiori che profumano l’aria, segno che la primavera è finalmente arrivata. Quasi mi dispiace di lasciare questo quadretto idilliaco, mentre salgo i gradini per raggiungere il quarto piano. L’ascensore di nuovo non funziona e sbuffo contrariata mentre tiro fuori la mascherina dalla borsetta. Suono alla porta su cui è affisso un manifesto della Fondazione Gigi Ghirotti ...

⚖️ Storie e volti: Antonino Caponnetto – Il nonno del Pool

(a.p. – Introduzione). In questo spazio riscopriamo l’anima della Legge attraverso i percorsi di chi ha servito lo Stato con dedizione. Conoscere le storie e l'umanità di questi magistrati è un atto di memoria, e uno strumento essenziale per orientarsi oggi. Comprendere il valore dell'unità della giurisdizione attraverso i loro esempi è il primo passo per una scelta consapevole in vista del prossimo voto referendario. Il profilo e il percorso Simbolo della lotta alla criminalità organizzata, Antonino Caponnetto è stato il successore di Rocco Chinnici alla guida dell'Ufficio Istruzione di Palermo. Fu lui a voler riunire Falcone, Borsellino, Di Lello e Guarnotta nel Pool Antimafia, intuendo che solo una squadra unita poteva affrontare un nemico così complesso. La sua carriera è stata segnata da una profonda versatilità, avendo servito lo Stato in diverse vesti: da pretore a Prato a sostituto procuratore a Firenze, fino ai vertici della giurisdizione. Il lato umano: la mitezza...

🎅 Il gelo nel cuore di Babbo Natale: l'incontro che riportò la gioia

(Introduzione a Vespina Fortuna). In un anno in cui la tristezza sembra aver congelato ogni gioia, perfino Babbo Natale ha perso la voglia di volare. Ma un incontro inaspettato alla sua porta, quello con un piccolo messaggero, sarà la chiave per riscoprire il vero significato del dono e dell'allegria. La tristezza che congela il polo (Vespina Fortuna - RACCONTO) ▪️ Ormai eravamo quasi alle porte di dicembre ma Babbo Natale quest’anno non aveva proprio voglia di distribuire i regali. Era troppo triste per le migliaia di bimbi affamati e a tutti quelli cui insegnano ad "imbracciare un fucile più alto e più pesante di loro." Babbo Natale se ne stava sdraiato sul letto a guardare il soffitto con gli occhi velati di pianto e il naso rosso. "Quest’anno ve ne starete al calduccio" disse fra sé pensando alle renne nella stalla. "Niente carro volante, niente doni, niente gioia. Il mio cuore è troppo triste per poter donare allegria." Bussare inatteso Intanto le...

🎭 La stagione delle maschere: Il paradosso di un borgo che prestava il volto

(Introduzione ad a.p.). In un borgo avvolto dalle nebbie, un'antica usanza prescrive di scambiare i volti: gli abitanti indossano maschere per sfuggire al giudizio e concedersi ruoli che la vita ordinaria non permette. Ma quando la finzione diventa un fardello, la maschera smette di proteggere e comincia a imprigionare. Questa riflessione di Angelo Perrone esplora il paradosso della finzione e il costo che si paga per nascondere la propria autenticità.