venerdì 30 giugno 2017

Pensioni? Facciamo un bello spot

Il rapporto tra il disagio sociale e la politica, il solco che attraversa la vita civile

di Marina Zinzani
(Introduzione di Angelo Perrone)

(ap) Malattie, invalidità, le disgrazie che rendono faticosa e difficile la vita. Itinerari di sofferenza, tra i continui accertamenti sanitari e il ritorno a casa. Poi c’è il vissuto quotidiano, con le rinunce, le privazioni, lo sconforto. Il confronto con l’insensibilità sociale e comunque con gli inciampi burocratici spesso sembrano insuperabili. Le pensioni e le indennità sono risibili, insufficienti per affrontare le giornate, e talvolta pure difficili da ottenere: sarà vera o pretestuosa quella malattia; ci sono tanti imbroglioni, dov’è dunque l’inganno?
La pena di tanti e il disagio quotidiano di ciascuno gonfiano la vertigine inarrestabile della disperazione. La risposta della politica appare deludente, sconta il solco profondo delle incomprensioni, della distanza tra la realtà e il passo delle decisioni, dell’autoreferenzialità di quel mondo rispetto alla realtà.
E’ uno specchio che non riflette più, o non abbastanza, l’autenticità delle esigenze sociali, che ci appare irrimediabilmente lontano, quando non rivolto alla cura di interessi propri piuttosto che di quelli della comunità che dovrebbe rappresentare.
Il paradosso intriso di sarcasmo, che ispira, in questo racconto, l’immaginaria lettura di casi reali da parte di un politico qualsiasi, potrebbe allora cogliere nel segno, e non essere troppo lontano dalla verità. La più triste e sconsolante. Alla quale non riusciamo ad adeguarci.

“Vivo con la pensione di mia madre, e una pensione di invalidità. Ho una malattia che non guarisce, può solo peggiorare.  L’Inps mi chiama per le visite, per vedere se sono guarito. No, non sono guarito. Sono peggiorato. La mia piccola pensione non è aumentata.  Devo pagarmi delle medicine, oltretutto, e quelle c’entrano con la malattia ma per lo Stato non c’entrano. E’ una cosa un po’ complicata. Così ho anche questa spesa.”

“Mi hanno amputato una gamba, un incidente, anni fa. Mi hanno messo una protesi, e percepisco una pensione di invalidità. Mia moglie ha perso il lavoro e abbiamo un figlio da crescere. L’Inps mi chiama per la pensione. La gamba non ricresce, è ovvio. La pensione non me la tolgono, posso star tranquillo. Ma è piccola per viverci in tre, e mia moglie, poveretta, fa i salti mortali per far quadrare i conti. I discount, gli sconti, spegnere la luce, non sprecare l’acqua: questa è la nostra vita. “

“Mi hanno diagnosticato una malattia grave. Sono invalida. Mi è stata riconosciuta la pensione di invalidità, è già qualcosa. Perché ormai la danno solo se sei messo veramente male. E’ bassa per vivere. Molto bassa. Non ci sono soldi. Questo è il punto. Non si capisce perché ci arrovelliamo tanto, ci lamentiamo se  non ci sono soldi per noi. Ci lamentiamo e non capiamo. Non ci sono soldi. Per noi. Per altri sì. Per loro sì.  Io non saprei come spenderli, 90.000 euro al mese.”

L’onorevole, sapendo che le elezioni erano vicine, si respiravano nell’aria, aveva il tablet in mano e stava dando un’occhiata ad un forum che parlava di pensioni di invalidità. Era al ristorante e aveva appena mangiato. E anche bene.
“Certo che questi se la passano proprio male – pensò. -  Saranno tanti, quelli che hanno queste pensioni di invalidità. Qualche voto me lo potranno portare. Dunque, una bella intervista, proprio sotto le elezioni.  Che dico? “E’ uno schifo che la gente viva con 300 euro al mese e si deve pur pagare le medicine che gli sono necessarie! Bisogna aumentarle, dare il minimo per una vita dignitosa a queste persone, che sono già penalizzate dalla loro salute!”
Potrebbe andare? Un bello spot. Mi presento in tutti i programmi e lo dico ai quattro venti: “E’ indecente che ci siano le pensioni d’oro e gente che non ha di che vivere!”
Quanto aumentare? Diciamo 50 euro al mese? Quante cose si possono comprare con 50 euro? Della pasta, del pane, del latte, ci scappa anche un cinema al mese. Beh, è sempre qualcosa. Però non lo diciamo quanto potrebbe essere l’aumento, è meglio tenersi vaghi”.
L’onorevole, soddisfatto, uscì dalla pagina del forum. Lo stavano chiamando al cellulare. Intanto arrivò il cameriere e gli presentò il conto. 80 euro netti. Un po’ caro quel ristorante, ma si mangiava così bene.

1 commento:

  1. „«Signor Presidente della Commissione Europea, so che in Italia La chiamano Mortadella. E di ciò mi dolgo per la mortadella che è uno squisito e nobile insaccato di cui andar fieri, non certo per Lei che in me suscita disistima fin dal 1978. Ossia dall'anno in cui partecipò a quella seduta spiritica per chiedere alle anime del Purgatorio dove i brigatisti nascondessero il rapito Aldo Moro e attraverso il gioco del piattino un'anima ben informata rispose che lo nascondevano in un posto chiamato Gradolí. Non mi parve serio, Monsieur. Meglio: non mi parve rispettoso, pietoso, umano, nei riguardi di Moro che stava per essere ucciso. Quando poi si scoprì che lo avevan nascosto nel covo d'una strada chiamata per l'appunto via Gradolí fui colta da uno strano disagio. E supplicai il Padreterno di tenerLa lontana dalla politica. [... ]“
    (Oriana Fallaci)

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