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Una giustizia a cottimo, per salvare i soldi del Pnrr

(Angelo Perrone) Il genio di Carlo Nordio, ministro della Giustizia, non smette di sorprenderci. Dopo le telecamere al posto degli agenti nelle carceri e l'allentamento delle maglie sulle pene alternative in contrasto con la logica punitiva del Decreto Sicurezza, arriva la sua "ultima e brillante idea": la giustizia a cottimo. Ma come fa a pensarle tutte? Gli vengono insieme o una alla volta? E il momento propizio è la notte, a scapito del riposo, oppure il giorno, a detrimento però dell’impegno sulla separazione delle carriere dei magistrati?
Il genio, si sa, come «l’altissima cultura giuridica» (citazione Nicola Gratteri), è sempre stupefacente.
Si tratta qui di un'iniziativa che, con un bonus di diecimila euro, punta a incentivare i magistrati a smaltire 50 cause per salvare i fondi del Pnrr, a rischio per il mancato raggiungimento degli obiettivi.
E non mancherebbero effetti collaterali piuttosto utili, distogliere una fetta di magistrati da altre incombenze. Per esempio la tendenza dei giudici del Massimario della Cassazione a fare le pulci ai provvedimenti del governo. 
L'idea, innovativa nella sua semplicità, intende affrontare di petto il problema della lentezza della giustizia, trasformando un pilastro dello Stato in un'officina del diritto a tempo, con tanto di bonus produzione. Il tutto mentre le altre "idee brillanti" del ministro, come richiamare i magistrati in pensione, segnano il passo. 
Il piano solleva interrogativi non solo sulla sua efficacia, ma anche sulle implicazioni per la serietà e l'autonomia della magistratura, spingendola a un'accelerazione che rischia di compromettere la qualità del lavoro.

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